Alla Villa reale di Monza arriva il Museo della storia del design italiano

Un museo nazionale, a conti fatti: quello del design italiano, cioè la culla del design internazionale. Che è un po’ figlio dell’Isia monzese. Arriverà a dicembre per occupare il Belvedere della Villa reale di Monza. Tutti i particolari.
Alla Villa reale di Monza arriva il Museo della storia del design italiano

Occorre risalire al 1945 per incrociare la sedia Singer disegnata da Bruno Munari per Zanotta. Ed è lo stesso anno in cui nasce la serie Bombé di Carlo Alessi per Alessi. Un anno dopo sarebbe arrivata la Lexicon 80 di Marcello Nizzoli per Olivetti, poi la Rondine di Vincenzo D’Incerti per Ferrania o quell’uovo in padella di Margherita, una sedia in midollino, disegnata da Franco Albini per Bonacina.

Sono gli esordi del design, sono nomi che dicono poco, perché no, ma hanno fatto tanto. E soprattutto sono immediatamente riconoscibili agli occhi, oggetti spesso anonimi ma entrati di prepotenza nella quotidianità e nell’immaginario comune. Perché, diceva Munari, il successo del design dipende da questo: dall’estinzione del creatore, dalla sua scomparsa dietro l’utilità dell’oggetto creato, dalla sua funzionalità. Basta guardare la levagraffette Zenith 580 di Giorgio Balma per Balma, Capoduri & c.: è passata dalle scrivanie di tutti, dopo essere nata nel 1958, eppure è l’anonimato fatto in metallo.

Come sarà

Racconterà questo, il Museo permanente del design che il Belvedere della Villa reale di Monza ospiterà da dicembre: il primo allestimento nazionale della storia del design italiano, il compimento dell’operazione lanciata un anno fa e capace di portare la Camera di commercio di Monza e Brianza nel consiglio della Fondazione della Triennale di Milano. Perché le radici di tutto questo, dell’Italia del design nel mondo, sono qui: nell’Isia, l’Istituto superiore per l’industrie artistiche e poi nell’allora Biennale, diventa tempo dopo la Triennale di Milano.

Il nuovo museo prenderà corpo intorno a dicembre e sarà inaugurato in una data ancora da fissare: al suo interno più di duecento capolavori del design italiano che in larga parte hanno l’atto di nascita fissato tra Milano e la Brianza, «la mamma e il papà», come li chiama Silvana Annicchiarico, direttrice del Museo del design della Triennale: il polo della creatività e quello del saper fare, dell’artigianato.

E quella carta di identità la riporteranno sugli stalli distribuiti su gran parte dell’ultimo piano della Villa reale, tra sale e corridoi, su basi costituite da casse da spedizione, in un percorso cronologico (progettato da Mario De Lucchi) che va dal 1955 al 2005: il nome del prodotto, chi l’ha ideato, chi l’ha creato. E poi i Qr code, i codici speciali che letti da uno smartphone potranno dare ulteriori informazioni sulla storia dell’oggetto e dei produttori. E infine ci sarà un biglietto di ingresso, integrato con quelli della Villa e «anche con quelli della Triennale di Milano» per creare un link diretto tra i due poli del design: la storia e i temi che la fondazione di anno in anno sceglie per i suoi allestimenti. Alla base un contratto di subconcessione come per altri piani della reggia, firmato dalla Triennale con la società Nuova Villa reale spa.

Per il mondo

«A Milano abbiamo un museo speciale – ha detto Annicchiarico, la direttrice cresciuta al Frisi di Monza (nella foto con Carlo Edoardo Valli al Belvedere) – Si trasforma e si interroga ogni anno per raccontare una storia differente. Ma il pubblico, soprattutto quello internazionale, ha bisogno di vedere le icone del design italiano. E questo è il luogo ideale». Lo spazio dei capolavori, ha aggiunto, che hanno portato l’Italia nel mondo – «sarà davvero un’occasione straordinaria per Monza, per l’Italia e per il mondo» ha sottolineato – che sarà periodicamente rinfrescato da mostre temporanee che potrebbero partire in occasione del Salone del mobile da un allestimento dedicato a Giò Ponti, padre della Biennale.

«Riscoprire la memoria è sempre importante» ha ricordato Andrea Cancellato, direttore della Triennale, parlando del ritorno a Monza della realtà nata all’ombra della Villa reale a quasi un secolo di distanza (il trasloco a Milano è del 1933), facendo eco a Carlo Edoardo Valli, il presidente della Camera di commercio che lo scorso anno ha voluto l’operazione: «Un progetto ambizioso, che rappresenta il territorio per la capacità di saper innovare e di saper esplorare nuovi mercati. Qui al Belvedere vogliamo raccontare tutto questo».