Violenza sessuale di gruppo a una prostituta: arrestati altri due componenti del branco

A due anni dall’episodio, avvenuto ad Agrate Brianza, la polizia di Monza, dopo due arresti effettuati a marzo del 2016 ha individuato altri due presunti componenti del branco, un marocchino e un italiano, quest’ultimo il proprietario dell’appartamento dove sarebbe avvenuta la violenza.
Una pattuglia della polizia di stato
Una pattuglia della polizia di stato

A novembre di due anni fa fu sequestrata, rapinata e sottoposta a violenza sessuale, in un appartamento di Agrate Brianza, da parte di quattro uomini. Due presunti autori, un senegalese e un ecuadoriano, di 26 e 25 anni, furono arrestati a marzo del 2016. Già processati, in primo grado sono stati condannati con rito abbreviato a 9 anni.


LEGGI Condannati gli aguzzini di una giovane prostituta rapinata e violentata tra Concorezzo e Agrate



LEGGI Rapita e violentata dal branco tra Concorezzo e Agrate: due giovanissimi arrestati

Dopo una febbrile attività investigativa, quattro uomini della squadra della polizia di Stato di Monza che si occupa di reati contro la persona e fasce deboli, nell’ambito di un’operazione chiamata “Domino”, hanno individuato anche gli altri due presunti componenti del branco, anche loro accusati di sequestro di persona e violenza sessuale di gruppo. Si tratta di un marocchino di 25 anni, colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita lo scorso 12 marzo, e di un italiano 28enne, arrestato il 22 giugno.

Vittima dell’episodio, una prostituta 25enne di nazionalità romena che il 10 novembre del 2015 fu adocchiata al Malcantone, tra Monza e Concorezzo, dove esercitava, e invitata a salire su un’auto dove c’erano tre persone (il senegalese, l’ecuadoriano e il marocchino , hanno poi appurato le forze dell’ordine). Al suo rifiuto e i tre l’avevano caricata in auto con la forza e, secondo quanto raccontato dalla ragazza, dopo una ventina di minuti di strada, portata in un appartamento (una casa popolare abitata dall’italiano) e lì, sotto la minaccia di un coltello, sottoposta a brutali violenze.

Nella sua denuncia la ragazza aveva sommariamente descritto gli aguzzini e fornito particolari dell’auto, una lettera della targa e un faro anteriore malfunzionante. A fornire una mano agli investigatori per l’arresto dei primi due, il fatto di aver utilizzato il telefono cellulare rapinato alla ragazza (insieme a 80 euro), e soprattutto una capillare indagine sull’auto che ha portato a controllare al Pubblico registro automobilistico ben 30mila vetture fino a individuare la Ford Fiesta rossa intestata alla madre dell’ecuadoriano. Finiti in carcere, i due non hanno fiatato. Ma le indagini della polizia, sotto la guida del vice questore Angelo Re, sono proseguite con caparbietà. Il terzo soggetto è stato individuato comparando il dna trovato sulla ragazza con quello dei mozziconi di sigarette fumate dall’uomo, pedinato dagli agenti.

A quel punto, grazie a ulteriori indagini, gli investigatori sono arrivati al quarto, il proprietario dell’appartamento popolare di Agrate, una destinazione, secondo quanto riferito dal procuratore capo Luisa Zanetti, martedì 4 luglio, durante una conferenza stampa, a Monza, forse scelta senza che l’italiano (comunque accusato come tutti gli altri), ne fosse preventivamente a conoscenza. Tutti e quattro si trovano in carcere a Monza. I primi due, tra l’altro, sono indagati per un’altra presunta violenza sessuale di gruppo ai danni di un’altra ragazza.

(articolo aggiornato alle 15.56 del 4 luglio)