Via Crucis a Monza con il cardinale Scola: «Seguire la Croce per una civiltà autentica»

FOTO - Partecipazione forte e sentita per la processione della zona pastorale V con le Stazioni in luoghi simbolo della città. Il cardinale: «I passi che abbiamo mosso in questa importante zona della nostra grande Diocesi li ritroviamo nel sorriso e nella familiarità di comunicazione del santo Padre che, grazie a voi, abbiamo ospitato pochi giorni fa».
La Via Crucis con il cardinale Angelo Scola
La Via Crucis con il cardinale Angelo Scola Fabrizio Radaelli

In migliaia all’interno e all’esterno della chiesa di San Biagio. Da qui, nella serata di martedì 4 aprile, è partita la Via Crucis per le vie cittadine guidata dall’Arcivescovo Angelo Scola, per la Zona pastorale V. Una partecipazione davvero forte e sentita. Accanto all’Arcivescovo il vicario episcopale di Zona, monsignor Patrizio Garascia e l’arciprete di Monza, monsignor Silvano Provasi, ma anche il vescovo emerito di Mantova, monsignor Roberto Busti, residente in zona – i religiosi e religiose. Presenti le autorità cittadine. A turno hanno portato la Croce i sacerdoti di Monza. I ragazzi della Gmg di Cracovia hanno invece animato la liturgia della Processione, attraverso alcuni luoghi simbolici della città: uscendo da “San Biagio” a lato della prefettura, ecco la memoria di “Gesù caricato della Croce”; poi la chiesa di santa Maria degli Angeli, la terza Stazione (davanti al Municipio), e alla quarta, in Duomo. A segnare ognuna delle quattro Stazioni opere moderne realizzate con una grande croce di semplice legno, un lenzuolo bianco macchiato e fili di ferro aggrovigliati, dai giovani del Liceo Artistico “Preziosissimo Sangue”.

«Per prendere coscienza di questa opera che è la più decisiva e gigantesca che si sia compiuta nella storia – ha detto l’arcivescovo Scola – abbiamo seguito la Croce, perché il Figlio di Dio si è fatto uno come noi e, unico che poteva non morire, ha scelto di lasciarsi consegnare sulla Croce prendendo su di sé il nostro peccato e liberandoci, così, dal terrore della morte. Questa è la ragione profonda del nostro cammino dietro la Croce di san Carlo e con la Santa reliquia del chiodo che vi è familiare per la presenza del chiodo nella Corona ferrea conservata in questo splendido Duomo».

«Abbiamo seguito la Croce nelle strade centrali di questa nobile città, perché siamo donne e uomini interi, carichi di fede, di speranza e carità; fedeli autentici e cittadini in senso profondo perché abbiamo una cultura civica che viene da lontano».

«Seguire la Croce è anche assumere un impegno sociale e civile, con la preoccupazione di edificare una civiltà autentica in questa fase di transizione che soprattutto l’Europa affaticata sta vivendo, basti pensare al gelo demografico del nostro Paese. Noi vogliamo proporre a tutti i nostri cittadini la bellezza del seguire Gesù, la Madonna, i Santi e i nostri cari già passati all’altra riva che hanno edificato la Monza di oggi. Vogliamo costruire un futuro per i giovani, non lasciarli nella condizione attuale per cui sono la prima generazione che ha meno possibilità rispetto a quelle precedenti. Questa è una responsabilità personale, ecclesiale e civile».

«I passi che abbiamo mosso in questa importante zona della nostra grande Diocesi – ha concluso Scola – li ritroviamo nel sorriso e nella familiarità di comunicazione del santo Padre che, grazie a voi, abbiamo ospitato pochi giorni fa. All’energia della sua fede, alla forza del suo amore per noi, abbiamo risposto mostrando che gli vogliamo bene. Ma ciò rimarrebbe solo un’intenzione se non convertisse, in questa Pasqua, il nostro cuore, se non seguissimo quanto il Papa ci propone con la sua testimonianza diretta, la sua cultura di popolo e l’insegnamento. Questo è l’impegno che ci assumiamo».