Verso l’AdmoRun a Monza, Davide e il suo regalo di matrimonio: il trapianto di midollo

La storia di un 40enne. Donatore Avis, scopre la malattia: il trapianto è l’unica speranza. Il fratello non è compatibile. Intanto progetta la nozze con Stefania. E il giorno prima del lieto evento arriva la telefonata: c’è il donatore. Oggi Davide sta bene e invita tutti all’AdmoRun di sabato 25 giugno al parco di Monza.
La presentazione di AdmoRun 2016. Davide Santini con la maglia arancione.
La presentazione di AdmoRun 2016. Davide Santini con la maglia arancione.

Nella vita ci sono coincidenze che si capiscono solo a distanza di tempo. Oggi, tre anni dopo l’inizio della sua seconda vita, a Davide Santini (40 anni) tutto torna. In questo suo personale rendiconto, ad aiutarlo c’è da sempre un carattere solare e una naturale propensione a pensare positivo. Ma sono quelle coincidenze, così marcate, a fargli pensare che doveva andare proprio così. Che tutto doveva accadere. Persino quel trapianto di midollo. E prima ancora la malattia, l’attesa. Poi l’intervento, quei 48 giorni filati di ospedale al San Gerardo e il recupero necessariamente lento. E ora, sabato 25 giugno, Davide sarà tra i podisti che affronteranno i 5 km (o anche 10 per i più allenati) all’AdmoRun 2016 che si correrà in notturna al Parco di Monza. (Tutti a Cascina Bastia dalle 18. Partenza alle 21.30).


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Ma facciamo un salto indietro nel tempo. Davide è un giovane donatore di sangue. «La prima volta andai all’Avis per bigiare a scuola (prima coincidenza) – ci racconta -poi non me ne staccai più, mi sentivo utile. Fino a quando, per globuli bianchi troppo bassi, mi sospesero dalla donazione». Niente di grave. Davide continua, a Pioltello, dove è nato, cresciuto e vive ancora oggi, la sua vita da super sportivo (corsa e nuoto), la convivenza con la fidanzata, il lavoro commerciale in una grande azienda. E non pensa più a quella sospensione. Si sente in forma, forte. Poi arriva una brutta influenza; non riesce ad uscirne. Finisce persino in ospedale.

«Dieci giorni al San Raffaele – continua – alla fine mi dimettono, lo stesso giorno delle dimissioni di Papa Ratzinger (11 febbraio 2013, la seconda coincidenza, ndr)».

Ma c’è qualcosa che non quadra. Quei globuli bianchi sono in affanno. Eppure lui continua a sentirsi bene. Talmente in forma che con la fidanzata pensa al matrimonio. Però quegli esami ulteriori non sono più rinviabili. E allora? Dove farli? Tanti consigli, tanti nomi. Uno su tutti: il professor Pietro Pioltelli al San Gerardo. «Scelsi d’istinto. Io, di Pioltello, dove potevo andare se non da lui?» (terza coincidenza).

Gli esami a Monza non lasciano dubbi e arrivano un venerdì santo: citopenia midollare. La spiegazione del medico non concede spazio ai dubbi delle parole troppo tecniche: la fabbrica dei globuli bianchi di Davide non funziona più. Il trapianto di midollo è l’unica speranza.

«Decidiamo di non rinunciare ai preparativi per il matrimonio, intanto mio fratello non risulta compatibile e mi iscrivono al registro di chi è in attesa di trapianto».

Il tempo passa. Le nozze si avvicinano, quasi ad anestetizzare per un po’ le ansie. Siamo alla vigilia del matrimonio con Stefania: è il 13 giugno 2013 (quarta coincidenza). Davide sta per parcheggiare l’auto, quando il cellulare squilla. Dall’altra parte l’annuncio del dono di nozze più bello: c’è un donatore compatibile. Il giorno dopo la festa è doppia. Ma nessuno si illude: la strada è ancora lunga e incerta. Così, dopo qualche mese, Davide subisce l’atteso trapianto, grazie a uno sconosciuto portoghese. Poi la lenta ripresa. La corsa per un po’ è meglio lasciarla da parte. Ma appena può Davide sceglie le due ruote. Proprio non riesce a stare fermo. E sceglie anche Admo, per tornare in sella in tutti i sensi.

«Sento che devo restituire in qualche modo quello che mi è stato donato«. E scherza: «Non mi piace lasciare debiti in giro».

Oggi fa controlli ogni tre mesi; tra qualche giorno un nuovo lavoro lo porterà proprio in Brianza. La sua storia viene raccontata dai volontari Admo nelle scuole superiori, per sensibilizzare i ragazzi al dono: mille gli studenti visti in questo anno scolastico. «Impegnarmi con Admo è un modo per capire perché sono ancora qui». E mentre ci racconta la sua storia, ecco un occhio al calendario e un’altra coincidenza: è il 13 giugno 2016. Tre anni esatti dopo quella telefonata che gli ha annunciato la sua seconda vita.