Una “squadra” da retrocessione Con Ponzoni 27 anni di condanne

A chi giova? Di nuovi centri commerciali sulle aree “taroccate” neanche l’ombra. E poi la contropartita, il premio, incarichi assessorili in un ente, la Provincia di Monza e Brianza, già cancellato. Restano così solo gli anni, tanti, di reclusione stabiliti dal Tribunale di Monza. Chi tocca Ponzoni si brucia.
La lettura delle sentenza, venerdì mattina
La lettura delle sentenza, venerdì mattina Radaelli

A chi giova? Di nuovi centri commerciali sulle aree “taroccate” neanche l’ombra. E poi la contropartita, il premio, incarichi assessorili in un ente, la Provincia di Monza e Brianza, già cancellato. Restano così solo gli anni, tanti, di reclusione stabiliti dal Tribunale di Monza e per un ex sindaco, Franco Riva, una carriera professionale (per ora) inguaiata. Chi tocca Ponzoni si brucia. E’ l’analisi (spietata) di un campionato da retrocessione. Quello della “squadra” dell’ex golden boy azzurro della politica brianzola che in primo grado, complessivamente, si è vista comminare quasi 27 anni di condanna. Altro che punti di penalità.

Nessuna corruzione a Giussano “perché il fatto non sussiste”, «Visto? la”squadra” non c’è mai stata» dice Filippo Duzioni, lo”sviluppatore” di centri commerciali. Per Riva una carriera politica da ex sindaco senza macchia e di questo è soddisfatto, ma quelle lacrime all’uscita dall’aula, venerdì mattina, restano. In qualità di primo cittadino di una lista di centrosinistra era accusato di aver avallato un progetto urbanistico per realizzare un centro commerciale proprio a favore di Duzioni. Lo stesso obiettivo (con attori diversi, Perri e Brambilla) a Desio. I giudici hanno creduto solo al secondo episodio. Ma hanno condannato Riva per un’ipotesi di bancarotta nel tentativo di evitare il fallimento della immobiliare di Ponzoni “Pellicano”, di Desio. In veste di commercialista avrebbe fatto depositare al giudice della sezione fallimentare di Monza contratti di compravendita di appartamenti ritenuti non reali dando per versati sul conto della ”Pellicano” 125mila euro come acconto. Invece, secondo l’accusa, avrebbe ricevuto assegni bancari con l’accordo di non metterli all’incasso.