«Un pellegrinaggio per la legalità» Da Monza e Carnate in nome di Lea

Nello zaino che li ha accompagnati per 2 mesi di viaggio è entrata tutta la ricchezza che un viaggio a piedi consente di raccogliere tra sentieri e strade. Ma questo cammino custodisce nel bagaglio un valore aggiunto, perché quello che Valentino Marchiori e Valerio D’Ippolito hanno percorso è stato un pellegrinaggio laico di legalità.
I due camminatori sulle orme di Lea Garofalo
I due camminatori sulle orme di Lea Garofalo

Nello zaino che li ha accompagnati per 2 mesi di viaggio è entrata tutta la ricchezza che un viaggio a piedi consente di raccogliere tra sentieri e strade. Ma questo cammino custodisce nel bagaglio un valore aggiunto, perché quello che Valentino Marchiori e Valerio D’Ippolito hanno percorso è stato un pellegrinaggio laico di legalità.

Sono partiti il 18 maggio sulle tracce di Lea Garofalo e, dopo aver attraversato la penisola, sono tornati a casa mercoledì pomeriggio. Ad accoglierli a Carnate (Valentino Marchiori è consigliere di maggioranza, Valerio D’Ippolito è, invece, di Monza) una festa a sorpresa con alcuni carnatesi, i rappresentanti dell’amministrazione e i dipendenti comunali.

“Grazie”, ha ripetuto il vicesindaco Caterina Rossi: “per averci insegnato che ognuno di noi può fare qualcosa per tenere desta la fiamma della legalità, per averci invitati col vostro esempio a uscire dalla zona grigia, per operare attivamente nel contrasto alle violenza e alla sopraffazione, per essere nostri amici”. Poi la parola è passata ai due pellegrini, che stanchi ma sorridenti, sono arrivati con lo zaino (su cui la bandiera con il volto di Lea non poteva passare inosservato) ancora sulle spalle. “Questo viaggio ha stretto la nostra amicizia e ci ha mostrato un’Italia meravigliosa – ha detto Valentino Marchiori – Abbiamo capito che molti stereotipi sono sbagliati e che esiste bella gente che lotta coraggiosamente tutti i giorni”. Valerio D’Ippolito ha voluto sottolineare come “ogni arrivo è l’inizio della tappa successiva. Noi abbiamo fatto un viaggio che può essere letto come il tentativo di tenere vivo il dibattito sul tema dell’etica pubblica, ma ogni giorno bisognerebbe saper fare qualcosa per sensibilizzare su questi temi”.

Il ricordo è andato immediatamente all’ultima tappa dei due viaggiatori, San Luca, dove “si vede chiaramente che dove impera la mafia c’è la devastazione del territorio”. Il monito che hanno lanciato, e che è stato ripreso da Cristina, giovanissima che ha partecipato a un campo di una settimana organizzato da Libera, è che “il problema della mafia non è solo della Calabria, è dell’Italia. E si sta diffondendo a macchia d’olio”.

Prima del rinfresco, un gesto simbolico che ha coinvolto tutti i partecipanti: ognuno ha ricevuto un cartoncino con una frase sulla legalità e lo ha appeso alla cancellata della biblioteca.

Valentino e Valerio sono partiti il 18 maggio dal cimitero San Fruttuoso di Monza, dove il Comune ha posato una targa in memoria di Lea Garofalo, vittima della mafia. Con loro hanno portato i valori e le bandiere di Libera, che raccoglie “associazioni, nomi e numeri contro le mafie”.

Innumerevoli le tappe del loro cammino che, attraverso sentieri, strade, città, borghi, conventi, campi aperti e Regioni italiane, con il sole, il vento, la pioggia e la fatica, li ha condotti fino in Calabria e a Petilia Policastro, luogo in cui è nata Lea Garofalo.

“La forza del messaggio di Lea ci darà la carica per resistere alla fatica”, avevano detto all’inizio del loro percorso. E così è stato. Ora il “Vedo, sento, parlo” pronunciato dalla donna che li ha ispirati li accompagnerà a viaggio concluso.