Un magazzino di cibo in putrefazione a Villasanta

A Villasanta corrente staccata a una società in amministrazione controllata che non ha pagato le utenze: tutti i surgelati contenuti in un magazzino stanno marcendo.
I magazzini di via Mameli
I magazzini di via Mameli Valeria Pinoia

Un magazzino pieno di alimenti in decomposizione. Succede in via Mameli 49, all’interno di alcuni degli spazi occupati fino a poco tempo fa dalla Lelit, una spa che commercializzava alimentari surgelati, poi rilevata da un coacervo confuso di altre piccole realtà. L’attività è da mesi in amministrazione controllata e, lo scorso mese, le utenze sono state staccate perché i pagamenti sono cessati. Era l’inizio di luglio.

È da allora che la partita di prodotti alimentari di vario genere è in deperimento. Pare che le celle frigo abbiano un’ottima tenuta, ma immaginare quello che salterà fuori quando chi di dovere interverrà è poco entusiasmante. Fino a venerdì 25 agosto molti aspetti della vicenda erano ancora tutti da chiarire. A partire dalle responsabilità. Il comparto coinvolgerebbe a diverso titolo quattro aziende differenti e capire come intervenire e da chi pretendere una bonifica non è stata impresa semplice. La questione è esplosa a inizio settimana e ha coinvolto l’amministrazione comunale, la polizia locale, marginalmente anche i carabinieri, l’Ats. Gli ispettori hanno compiuto un sopralluogo su richiesta del sindaco Luca Ornago per prendere atto della situazione. Un intervento è indispensabile, meglio se in tempi brevi, considerate le temperature di questi giorni.

Ornago non ha fatto attendere i provvedimenti. Venerdì pomeriggio ha firmato un’ordinanza scritta dopo aver letto le relazioni dell’Ats che impone a due soggetti la rimozione dei prodotti in decomposizione, lo smaltimento secondo norma di legge e la bonifica entro venerdì prossimo.

A segnalare alle autorità il problema è stato proprio il liquidatore. «Come si può vedere la situazione è sotto controllo -ha spiegato sul posto sempre venerdì mattina, mostrando l’ingresso della cella – non c’è puzza e teniamo tutto pulito. Appena c’è del percolato lo laviamo via nei tombini. Per rimuovere tutto ci vogliono 10mila euro ma ormai è una questione di tempo». In effetti sul posto l’odore è molto contenuto e il percolato che fuoriesce dalla cella viene costantemente lavato. I residenti sono pochissimi, per lo più ci sono attività produttive. E soprattutto la relazione dell’Ats non ha evidenziato pericoli per la salute, ma ha parlato solo di forte odore di decomposizione all’interno della cella e di percolato contenuto di materiale organico.