Seregno: più di 500 persone ai funerali del ragazzo morto travolto da un treno

A Seregno i funerali del 17enne che ha perso la vita in stazione: più di 500 persone e tanti compagni di classe dell’Istituto Levi. Una foto di classe sulla sua bara.
La folla di compagni di scuola e amici
La folla di compagni di scuola e amici Paolo Volonterio

Il funerale del 17enne morto sui binari della stazione a Seregno è stato celebrato venerdì 23 settembre in basilica San Giuseppe, gremita all’inverosimile di studenti dell’istituto Levi, con in testa la dirigente Rita Troiani e tutto il corpo docente, molti anche gli amici e i conoscenti della famiglia. Al dolore composto della famiglia, che ha seguito in lacrime il feretro, ha fatto da contraltare il dolore, colorato e chiassoso, di compagni di scuola e amici.

Dopo la cerimonia, l’uscita della bara sul sagrato è stata accompagnata dalle note della canzone preferita di Giuseppe, “Vita spericolata” di Vasco Rossi. I compagni di scuola e amici lo hanno voluto ricordare in due modi: prima hanno letto un testo dove lo ricordano come «un ragazzo sincero, che diceva sempre le cose in faccia ma sapeva fare gruppo»; poi hanno deposto una foto di classe e, ciascuno, una rosa bianca sulla bara bianca.

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La messa, alla quale hanno partecipato più di 500 persone, è stata officiata dal prevosto monsignor Bruno Molinari che all’omelia ha detto: «La tua partenza ci ha lasciato choccati e sgomenti, ci ha messo in cuore un’infinita tristezza, ci ha suscitato domande angoscianti sul perché può morire un ragazzo che aveva appena cominciato a gustare la gioia della vita. La morte di un giovane ci sembra umanamente inaccettabile, come lo è il cadere di un fiore prima che possa dare frutti, come lo è un brusco tramonto quando è ancora l’alba dell’esistenza».

Il sacerdote ha poi concluso: «E ora vorrei anche consegnare una parola in particolare a tutti voi ragazzi che oggi siete qui profondamente scossi e turbati. Questa morte vi aiuti a riflettere sul significato della vita: è un dono grande che non ci appartiene, che riceviamo con gratitudine e che dovremmo spendere con generosità facendo il meglio che ci è possibile. È un dono bello e fragile di cui ci rendiamo conto soprattutto quando ci sfugge tra le mani».