Seregno: il presidente del consiglio pignorato da Equitalia non si dimette, le opposizioni sull’Aventino

Equitalia gli ha pignorato lo stipendio, Andrea Cattaneo ha rifiutato di rassegnare le sue dimissioni dalla carica di presidente del consiglio comunale di Seregno e le opposizioni, con la sola eccezione del Movimento 5 Stelle, hanno scelto la strada dell’Aventino istituzionale.
La notizia apparsa sul Cittadino del 23 aprile 2016
La notizia apparsa sul Cittadino del 23 aprile 2016 Redazione online

Andrea Cattaneo ha rifiutato di rassegnare le sue dimissioni dalla carica di presidente del consiglio comunale di Seregno e le opposizioni, con la sola eccezione del Movimento 5 Stelle, hanno quindi scelto la strada dell’Aventino istituzionale.
È quanto si è verificato nella seduta di martedì, la prima convocata dopo che “Il Cittadino” ha portato alla luce il caso che, suo malgrado, vede protagonista lo stesso Cattaneo, la cui indennità di funzione è stata pignorata da Equitalia fino ai primi mesi del prossimo anno, per coprire un debito con l’Inps di poco meno di 7mila euro, figlio di contributi personali non versati.

«Capisco che alcuni consiglieri di minoranza – ha spiegato il presidente – non siano riusciti a resistere alla tentazione di strumentalizzare a mero scopo politico i fatti accaduti, con evidente fine ultimo di attaccare la forte coesione di questa maggioranza. Non comprendo invece come sia possibile chiedere le mie dimissioni, sulla base di fatti esclusivamente personali, che nulla hanno a che vedere con la carica che ricopro in questo consiglio comunale».

Dopo aver contestato apertamente questa tesi già tra i banchi, mercoledì i gruppi di Partito democratico, W Seregno, Noi per Seregno e Area Popolare, Ripartiamo e Per Seregno civica hanno diffuso un comunicato stampa, in cui si sottolinea che il pignoramento «rappresenta un’offesa all’assemblea ed alla città, che solo la rinuncia all’incarico di presidente del consiglio comunale può sanare».

Gli interessati quindi non parteciperanno più ai lavori del parlamentino locale, finché Cattaneo non farà un passo indietro. L’eccezione, come detto, è stata costituita da Mario Nava del Movimento 5 Stelle, che ha indicato nella posizione del presidente un primo esempio di baratto amministrativo in città e chiesto che questo istituto, che prevede la possibilità di far fronte a debiti con l’erario con lavori socialmente utili, venga finalmente introdotto, come da sua richiesta dell’estate scorsa.

«Cattaneo si è assunto questo impegno – ha commentato Nava – se venisse meno alla sua parola, anch’io mi unirò a chi gli domanda di dimettersi»