Seregnese si esibisce davanti a due ragazzine minorenni: il pm chiede 18 mesi

Un anno e mezzo di reclusione per atti osceni aggravati che avrebbe commesso nel pomeriggio del 29 aprile 2014 in un giardino pubblico a Garbagnate davanti a due ragazzine, nate nel 1999, avvicinate mentre erano sedute su una panchina a conversare. “Protagonista”, un 50emme di Seregno.
Il tribunale di Lecco
Il tribunale di Lecco

Un anno e mezzo di reclusione per atti osceni aggravati che avrebbe commesso nel pomeriggio del 29 aprile 2014 in un giardino pubblico a Garbagnate davanti a due ragazzine, nate nel 1999, avvicinate mentre erano sedute su una panchina a conversare. Tale richiesta di pena è stata motivata nella requisitoria dal pubblico ministero d’udienza Mattia Mascaro nei confronti di Giovanni Stefano Rossari, 52 anni, a quei tempi residente a Seregno, difeso di fiducia dall’avvocato K atia Rampazzo del Foro di Monza.

Nell’aula del tribunale di Lecco, davanti al presidente della sezione penale Enrico Massimo Manzi, venerdì hanno deposto, a porte chiuse, le due ragazzine per richiamare i fatti di quel pomeriggio. Mentre i carabinieri della stazione di Costa Masnaga, al comando del luogotenente Mauro Ruggieri, hanno a loro volta riferito dell’esito delle indagini per risalire all’indagato, citato direttamente a giudizio con gli atti del sostituto procuratore della Repubblica Cinzia Citterio con richiamo agli articoli 99, per la contestata recidiva, e 527 del Codice penale, atti osceni aggravati. Tale reato, depenlizzato in casi normali, è rimasto in vigore in quanto erano minorenni le due ragazzine prese di mira.

Nella citazione dei rilievi il magistrato ha annotato che l’uomo, nell’avvicinarsi alle due ragazzine sedute, le aveva prima fissate negli occhi e poi aveva calato i calzoni per iniziare a masturbarsi. Le adolescenti, seppure spaventate, avevano avuto la forza di scappare.

La linea di difesa dell’uomo, non comparso in aula, sin dalle prime indagini dei carabinieri è stata quella di non aver avuto intenzione di intimorire o minacciare le due amiche. Dallo svolgimento del dibattimento è emerso che l’accusato spera di vedere riconosciute le attenuanti e una riduzione al minimo delle sanzioni penali, per non essersi reso conto delle conseguenze di quel momento di raptus. Il giudice ha aggiornato l’udienza per le repliche all’udienza del 9 dicembre.