Scuola Citterio di Monza, l’Asl rimanda la palla al Comune sui rifiuti pericolosi

Il caso scuola Citterio a Monza non è finito: dopo lo stop dell’Asl al Comune sul progetto per il nuovo edificio e la dura presa di posizione di Scanagatti, l’Azienda sanitaria risponde. E rimanda la palla al municipio.
Scuola Citterio di Monza, l’Asl rimanda la palla al Comune sui rifiuti pericolosi

Uno: abbiamo fatto quello che dovevamo fare. Due: i rifiuti pericolosi ci sono e se il Comune di Monza vuole altre verifiche, be’, le faccia. Dice questo l’Asl a dieci giorni di distanza dalla dura presa di posizione nei suoi confronti da parte dell’amministrazione Scanagatti. La giunta monzese aveva rimproverato all’Azienda sanitaria di avere dato l’altolà alla nuova scuola Citterio a giochi ormai fatto. Cioè quando ormai sembrava che tutti fossero d’accordo sulla strada scelta per realizzare il nuovo edificio.

E invece no: l’Asl, secondo il Comune, era arriva a tempo “scaduto” per scompaginare le carte e dire che il progetto non si può fare. Allo stop dell’Azienda sanitaria Scanagatti aveva risposto duramente, con una lettera alla stessa Asl e all’Arpa e una comunicazione al prefetto sull’accaduto. Annunciando allo stesso tempo che “per sottrarre il Comune e la città da un percorso controverso e senza fine comunico sin d’ora che il nuovo edificio sarà realizzato su un’area diversa”.

Il Comune, in una nota, aveva ricostruito la vicenda così: “Prima dell’ultima comunicazione di Asl, nella Conferenza dei servizi svoltasi nel settembre del 2014, Arpa di fatto approvava il percorso proposto dal Comune, ovvero la messa in sicurezza dell’area tramite capping (una sorta di neutralizzazione degli inquinanti tramite una speciale struttura di contenimento), e l’avvio in una fase successiva della realizzazione del nuovo edificio. Orientamento che aveva determinato l’avvio, il 3 marzo scorso, di ulteriori analisi preliminari alle operazioni di messa in sicurezza”. E poi lo stop: “Il mutamento di opinioni circa la valutazione delle misure di sicurezza, oltre ad aver determinato un aggravio di tempi e di costi – che mi riservo di recuperare con le dovute azioni – hanno determinato lo sconcerto di genitori e alunni, del corpo docente, dei cittadini del quartiere e mio”, aveva concluso il sindaco.

“Asl di Monza e Brianza ha svolto e svolge il proprio compito istituzionale correttamente e in ottemperanza alle norme in vigore – scrive ora la direzione dell’Azienda sanitaria – . Nel caso specifico con la partecipazione dei propri tecnici alle Conferenze dei Servizi, sin dalla prima convocazione del 15 marzo 2013, insieme ad Arpa, Provincia di Monza e Brianza ed Amministrazione Comunale. Asl non ha espresso alcun parere prima della comunicazione dei dati relativi alle indagini integrative del 2014, effettuate su 30 campionamenti a differenti quote di profondità, richieste in sede di Conferenza dei Servizi e comunicate in data 5 dicembre 2014. Tali indagini hanno caratterizzato l’area, denotando uno stato di contaminazione diffuso, per la presenza di rifiuti con codifiche CER-170504 (rifiuto non pericoloso) e CER-170503 (rifiuto pericoloso, terra e rocce con sostanze pericolose, ndr). Pertanto, preso atto dei rilievi, questa Amministrazione ha espresso le proprie valutazioni di competenza, precisando che la normativa vigente non prevede il recupero di aree interessate da abbandono di rifiuti mediante la realizzazione di manufatti edilizi destinati alla permanenza di persone”.

E in conclusione: “Per quanto concerne la richiesta dell’Amministrazione Comunale di immediati interventi di verifica di eventuali pericoli connessi all’utilizzo dell’edificio esistente si precisa che le eventuali verifiche delle condizioni di salubrità̀ dell’immobile spettano al proprietario/utilizzatore”. Che è, appunto, il Comune.