Sanità, ancora 5mila i malati di Aids: molti non lo sanno, necessaria la prevenzione

Non calano le vittime dell’Aids. Gli ultimi dati presentati all’ottava edizione del Congresso Icar (Italian conference of Aids and antiviral research) in Università Bicocca, dicono che tra il 2015 e il 2016 non è calato il numero di chi si infetta. Necessaria la prevenzione tra i giovanissimi.
Monza, ospedale San Gerardo: a sinistra Andrea Gori, primario reparto malattie infettive
Monza, ospedale San Gerardo: a sinistra Andrea Gori, primario reparto malattie infettive FABRIZIO RADAELLI

Non calano le vittime dell’Aids. Gli ultimi dati presentati all’ottava edizione del Congresso Icar (Italian conference of Aids and antiviral research) in Università Bicocca, dicono che tra il 2015 e il 2016 non è calato il numero di chi si infetta.

«È un fallimento- commenta Andrea Gori, direttore delle Malattie infettive al San Gerardo che ha presieduto il convegno insieme ai colleghi Franco Maggiolo di Bergamo e Adriano Lazzarin di Milano – significa che se metto in trattamento una persona, ma se ne infettano altre sei, il mio sforzo è vano».

Ecco perché dal congresso è emersa la necessità di fare prevenzione. Più che mai tra i giovani e giovanissimi che sono le categorie più a rischio. «L’informazione tra i giovani non è sempre corretta- continua Gori- molti sono ancora ancorati agli stereotipi del passato per cui di Aids si possono ammalare solo i tossici. Non è così: chiunque con una vita sessuale attiva è a rischio».

In Lombardia ci sono 20 mila sieropositivi, tra Monza e la Brianza tra i 4 e i 6 mila: «Difficile avere dati precisi- prosegue Gori- perché c’è un sommerso che si stima essere il 35% dei sieropositivi che non sa di esserlo ed è fonte di contagio».

Ecco perché è importante fare prevenzione e sottoporsi al test (nei giorni del Congresso i medici del San Gerardo ne hanno fatti centinaia, tanto da finire le scorte): una diagnosi precoce è fondamentale mentre una diagnosi tardiva comporta danni permanenti al paziente.

Al congresso, realizzato sotto l’egida della Società italiana di alattie infettive e tropicali, sono giunti oltre 1000 specialisti dall’Italia e dall’estero e 150 relatori.

«È stato come sempre un convegno di scienza che ha portato alla luce tutte le novità della ricerca – prosegue Gori- ma è stato anche un convegno aperto alla società civile, alle associazioni dei pazienti perché l’Aids è una malattia che ha un forte impatto sulla società e Icar si pone da sempre come volano di ricerca, cultura e comunicazione che sappia affrontare in modo integrato i problemi di sanità pubblica connessi alla cura ed alla prevenzione delle infezioni virali».

Tante le iniziative collegate al convegno per far parlare di Aids come gli spot lanciati su You Tube “Insieme contro l’Aids” destinati al grande pubblico e il concorso “RaccontART HIV” che ha visto protagonisti oltre 300 ragazzi delle scuole superiori di Milano, Monza e Pavia in un contest artistico per illustrare il loro punto di vista su Hiv/Aids con linguaggi espressivi diversi.

Per la parte scientifica sono stati 366 i lavori scientifici arrivati ad Icar a testimonianza della passione e della vivacità della ricerca italiana, nonostante le difficoltà di risorse: «I ricercatori monzesi –conclude Gori- si sono distinti presentando uno studio sulla correlazione tra Aids e la possibilità di sviluppare un tumore e un altro studio che vede Monza capofila di 24 centri di malattie infettive che dimostra come la diagnosi precoce modifica il decorso della malattia. Dare visibilità ai ricercatori e permettere loro di lavorare insieme è uno degli obiettivi del congresso: per raggiungere risultati scientifici importanti oggi occorre infatti essere sinergici, serve coinvolgere molti centri e collaborazioni».