Ronde cittadine, anzi “sicurezza partecipata”: il comune di Monza studia le regole

Dare regole alla voglia di sicurezza dei cittadini, ma non si tratta di ronde, assicura l’assessore Paolo Confalonieri: la chiama sicurezza partecipata. Il comune ci sta pensando. Ecco che cosa si sa.
L’assessore Paolo Confalonieri
L’assessore Paolo Confalonieri Fabrizio Radaelli

A Monza il controllo del territorio potrebbe passare anche attraverso i pattugliamenti serali e notturni da parte dei cittadini. Una proposta alla quale da alcuni mesi sta lavorando l’assessore alla Sicurezza Paolo Confalonieri, in collaborazione con altri colleghi brianzoli. Una proposta ancora in fase di studio che si proporrebbe come risposta alle sempre più crescenti segnalazioni di furti, atti vandalici e un generale sentimento di insicurezza tra i monzesi.

Ma l’assessore subito frena sulle immagini dei monzesi organizzati in ronde, muniti di pettorine catarifrangenti e torce. Il progetto monzese sarebbe tutt’altra cosa. «Non si tratta di ronde – precisa Confalonieri – Sto lavorando a questo progetto da oltre tre mesi, ma ad oggi non abbiamo preso ancora alcuna decisione». Un progetto che, in altri paesi della Brianza, ha già preso piede con giri notturni del territorio. «Ho analizzato proposte simili che altri colleghi hanno fatto – precisa – Proposte interessanti, ma il metodo è stato sperimentato a livello di paese». Insomma per una città come Monza la risposta al crescente bisogno di sicurezza non può essere come quella adottata in comuni più piccoli. «Si tratta di un’idea inserita nel progetto di sicurezza partecipata – aggiunge Confalonieri – In un’ottica di strade più sicure. Ma ad oggi non posso dire nulla di più».

E sul tema della sicurezza delle strade, soprattutto la sera, con crescenti episodi di atti di vandalismo e di furti negli appartamenti, è tornato anche il consigliere del Carroccio Simone Villa che lunedì in consiglio comunale ha presentato una mozione in merito. Un documento nel quale propone l’attivazione in via sperimentale di progetti di controllo di vicinato, in collaborazione con associazioni e gruppi di volontari già impegnati in questo settore. Un progetto ben organizzato che vedrebbe i residenti effettuare controlli intorno alle proprie abitazioni e agli spazi pubblici limitrofi con appositi cartelli che segnalano questa attività di sorveglianza, una sorta di deterrente per i possibili malintenzionati.

Una proposta simile, ma in versione condominiale, era stata lanciata per la prima volta all’inizio dell’anno dall’amministratore del palazzo ex Upim dopo il susseguirsi di furti ad ogni ora del giorno. In quel caso l’amministratore inviò ad ogni inquilino una lettera dove lo invitava a effettuare una sorta di controllo di vicinato, accertandosi di coloro che entravano ed uscivano dalla palazzina, ad avvisare i vicini in caso di allontanamento per più giorni e a telefonare subito alle forze dell’ordine in caso di emergenza. E due anni fa, invece, i negozianti di via Mantegazza si erano affidati a una applicazione per smartphone che avvisava i colleghi dell’ingresso nel negozio di clienti sospetti, invitando perciò il vicino di bottega ad andare in soccorso al collega.