Rete d’accoglienza per minori migranti soli: in Brianza pronte 3 comunità e 20 famiglie

Sistema tra terzo settore e istituzioni pubbliche, anche con il coinvolgimento diretto dei cittadini, per dare protezione e inclusione sociale ai minori soli non accompagnati. A guidarlo il Consorzio comunità Brianza.
I minori soli non accompagnati
I minori soli non accompagnati Alessio Ajelli

Sono ragazzi in viaggio. E il loro cammino necessita di tante mani adulte in grado di sorreggere e accompagnare. Necessita di una rete, di salvataggio ma anche di relazioni, per dare loro un futuro. A questa rete, tra terzo settore e istituzioni pubbliche (ma anche con il coinvolgimento diretto dei cittadini) hanno pensato diverse realtà monzesi e brianzole, alcune già impegnate nell’accoglienza dei migranti, per dare protezione e inclusione sociale ai minori migranti soli. Perché sono loro la vera nuova emergenza del momento. Una legge, che porta il nome dell’onorevole promotrice Sandra Zampa, vicepresidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, definisce oggi con precisione le disposizioni di protezione da attuare in caso di minori stranieri non accompagnati (Msna) in arrivo in Italia. Anche da questa legge sono partite le diverse realtà del territorio per dar vita a un sistema, che ha già mosso in primi significativi passi, per offrire accoglienza.

Sistema portato ad esempio in un convegno, che ha visto proprio la presenza dell’onorevole Zampa, promosso a cura del Consorzio comunità Brianza, realtà coinvolta nel sistema di accoglienza minori accanto a Cem MB (Comunità educative minori), Ex.it e Caritas. Sono proprio questi gli attori che guidano una co-progettazione che interessa pubblico, privato sociale e territorio e punta a un percorso di prima accoglienza e a quattro progetti di seconda accoglienza che hanno già incassato il sostegno della Fondazione della Comunità di Monza e Brianza. La Fondazione onlus ha infatti definito nei mesi scorsi un bando proprio con la finalità di sostenere un bisogno reale di accoglienza per minori soli. Ne è conseguito un finanziamento dei progetti della rete, con erogazione di 104.600 euro.

Un contributo che ha permesso i primi passi a tutto il sistema e che ha incluso anche un percorso per la formazione di operatori Msna. La legge prevede infatti due fasi. La prima accoglienza consente la resa in carico del minore dall’arrivo, fino a un massimo di 30 giorni, per garantire servizi specialistici finalizzati al suo trasferimento in seconda accoglienza. Qui, invece, avviene la presa in carico effettiva del minore, tenendo conto del percorso già avviato in precedenza e del suo graduale avvio verso l’autonomia e l’inclusione, con una specifica attenzione a minori portatori di particolari vulnerabilità.

La prima accoglienza a Monza e in Brianza (con la cooperativa Novo Millennio) punta a garantire i diritti del minore, a cercare un contatto con la famiglia d’origine o eventuali parenti sul territorio, a fornire servizi di base come vitto, alloggio e assistenza sanitaria e ad accompagnare i ragazzi nelle prime pratiche burocratiche.

La seconda accoglienza, che vede impegnate Ccb Onlus, Fraternità Capitanio e cooperativa Stripes, (ed è stata illustrata al convegno da Giovanni Vergani e Paola Ghisellini) progetta una comunità educativa fino a 15 anni, con corsi di lingua, inserimenti nelle scuole per l’obbligo e un orientamento per quelle successive. E ancora una comunità dedicata, per minori di 16 e 17 anni, che manifestano una propensione all’autonomia, con l’attivazione di corsi di formazione professionale e tirocini, nell’ottica di una progressiva riduzione del sostegno. Ed infine alloggi educativi per minori, nell’ultimo anno prima della maggiore età, con la gestione di una casa e la supervisione di educatori e custodi sociali, affiancata da percorsi professionali e di inserimento lavorativo.

Nella rete è prevista anche l’accoglienza in famiglia, in base all’età di arrivo del minore, con affido o famiglie in appoggio alle diverse tipologie di accoglienza, per permettere al minore di godere di relazioni con adulti in un contesto familiare. E in tal senso la Brianza ha già risposto, con 20 famiglie che hanno dato la loro disponibilità e tanti volontari già pronti ad impegnarsi.