Profughi a Monza, parla l’uomo di via Asiago: «Chiudo l’anno e dico basta»

VIDEO: Parla Galbiati - Intervista esclusiva a Eugenio Galbiati di Trattoria Mercato al centro del caso che sta tendendo banco a Monza da mesi: l’accoglienza dei profughi nei condomini della città. L’uomo dietro via Asiago spiega perché ha aderito al bando per la gestione dei richiedenti asilo e dice:«Chiudo l’anno e dico basta».
Monza, Eugenio Galbiati
Monza, Eugenio Galbiati Fabrizio Radaelli

«Come sto? Sono profondamente amareggiato». Eugenio Galbiati a Monza lo conoscono tutti. Da settimane, complici i servizi televisivi e la pressione creatasi sulla gestione dei richiedenti asilo, vive giorni intensi. Accetta di parlare in questa intervista esclusiva al Cittadino: è l’uomo di “Trattoria mercato srl”, la società che meno di un anno fa ha vinto («avendo i requisiti per farlo») il bando per ospitare i profughi. Tra questi, i circa 100 della ormai celebre palazzina di via Asiago, in cui un’intera ala è abitata da stranieri.

«Parlo solo con voi, perché voglio chiarire alla città la mia posizione, e smettere di subire accuse assurde di sciacallaggio sulla pelle della gente. Voglio dire la mia, senza dicerie infondate».


La video-intervista: parla Eugenio Galbiati di Trattoria Mercato srl

1028531http://www.ilcittadinomb.it/videos/video/monza-emergenza-profughi-parla-galbiati_1028531_44/


Galbiati, perché ha partecipato a quel bando?

Sono un imprenditore da oltre trent’anni impegnato nella ristorazione e nell’hotellerie. Non sono ipocrita: non l’ho fatto per beneficenza, ma rivendico di averlo fatto per il bene di tante persone, per fare una cosa buona anche per la mia città. I richiedenti asilo c’erano già, non li ho portati io né in Italia né tanto meno a Monza. Ho cercato come professionista di aiutare la Prefettura nel trovare loro una sistemazione, utilizzando spazi già da me affittati e trovandone di nuovi. Ho provato a mettere uomini tra gli uomini, con dignità e senza fare politica. Certo, adesso…

Adesso la situazione è complicata. Capisce il disagio di chi si trova alla prese con problemi di convivenza con queste persone? O sono tutti razzisti?
Capisco perfettamente il disagio, e mi addolora. Io amo nel profondo questa città, che sono convinto non sia razzista. Sto cercando di dare una mano, in accordo con il Comune, per risolvere le situazioni di difficoltà che possono essersi create per i miei concittadini.

Concretamente, cos’ha in mente? E cos’hanno in mente le Istituzioni: il Comune, il prefetto?
Finché sarà mio compito onorerò il bando che ho vinto dieci mesi fa, voglio fare il massimo anche trovando altre soluzioni per alleggerire la situazione specifica di via Asiago. Poi basta.

Cioè?
Cioè, basta! Il bando prevedeva che Trattoria Mercato si occupasse di reperire le strutture di accoglienza e della parte burocratico-amministrativo-finanziaria, mentre a una cooperativa toccava la parte umanitaria e di assistenza alla persona. Finirò il mio lavoro e poi stop.

Però in quest’anno le è convenuto. L’accoglienza non è anche un business?
Non mi faccia parlare… Non credo di essere ipocrita. Ho partecipato al bando perché era un’opportunità, ma ho pagato caro. Con la mia dignità, con l’assedio che ho subìto e sto subendo, col tempo passato a difendere me e il lavoro di anni.

Lei non viene da sinistra, diciamo. Si è sentito aiutato dal centrodestra?

Mi sono sentito abbandonato, ma non faccio politica né polemica. Voglio che tutti facciano la loro parte – io per primo – per sistemare la situazione, e poi passare la mano quando, a fine anno, scadrà il bando.

Ma di chi è la colpa della situazione?
La verità è che non può arrivare così tanta gente: è un problema per tutti. Vanno arginati gli arrivi: se qui, cioè in una situazione buona, in un territorio ragionevole e accogliente come Monza, abbiamo di questi problemi, cosa accade altrove? Lo stiamo già vedendo: a Milano e non solo. Uomini costretti a dormire all’aperto, nei tendoni, rischi sanitari…ma come si fa? Non possono arrivare altri disperati…

Galbiati, se potesse tornare al dicembre del 2015, parteciperebbe al bando?
Sì. No.


…prego?
Sì, perché le ragioni per cui l’ho fatto restano valide: ne vado fiero. Sono convinto di aver fatto una cosa buona, e non credo che molti altri avrebbero potuto farla come me. E no, perché passo le giornate a rincorrere problemi. Non sono fatto per andare in tv, dare interviste, eccetera. Continuerò ad aiutare chi sta male, in silenzio, senza pubblicità o premi, come ho sempre fatto e farò in futuro.