Processo Carate Nostra bis: assolto Antonino Brambilla

La seconda sezione della Corte d’Appello di Milano azzera le condanne emesse in primo grado nel processo “Carate nostra bis”. Dopo aver “ridimensionato” la sentenza Ponzoni, la stessa sezione (anche se con collegio giudicante diverso) stravolge anche il processo che contestava la corruzione per le vicende urbanistiche caratesi e assolve Antonino Brambilla.
Carate Brianza, Antonino Brambilla
Carate Brianza, Antonino Brambilla Pozzi Attilio

La seconda sezione della Corte d’Appello di Milano azzera le condanne emesse in primo grado nel processo “Carate nostra bis”. Dopo aver “ridimensionato” la sentenza Ponzoni, la stessa sezione (anche se con collegio giudicante diverso) stravolge anche il processo che contestava la corruzione per le vicende urbanistche caratesi.


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Assolto perchè il fatto non sussiste il personaggio principale della vicenda, il professionista brianzolo Antonino Brambilla (assistito dall’avvocato Luca Ponzoni), già consigliere comunale a Carate Brianza, ex assessore a Desio, e per un breve periodo anche vicepresidente della Provincia di Monza e Brianza.
Assolti anche gli imprenditori Giorgio Giussani e Walter Longoni, difesi rispettivamente dagli avvocati Gigliola Ghezzi e Alessandro D’Addea. Unica condanna confermata è quella ad un anno e 8 mesi con pena sospesa all’imprenditore Calogero Miceli. Le motivazioni sono attese entro i prossimi 90 giorni.

La condanna di primo grado – In primo grado, Brambilla era stato condannato a 4 anni, con l’accusa di aver agito in sostanza nella doppia veste di politico e consulente per il privato. Oltre all’ex politico, i giudici brianzoli avevano emesso verdetto di condanna per gli altri imputati, con pene fino ad un anno e 8 mesi. Nel processo Carate Nostra bis si contestavano accuse di corruzione in ordine alla trasformazione di alcune aree della città da agricole in residenziali, dietro il pagamento di tangenti.

L’inchiesta era nata dalle perquisizioni effettuate nell’ufficio dell’imprenditore siciliano Paolo Vivacqua, ammazzato a Desio nel novembre 2011. Una prima tranche dell’inchiesta, condotta all’epoca dal pm Donata Costa, aveva portato ad una serie di condanne ad imprenditori e politici (l’ex consigliere comunale di centrodestra Maurizio Altobelli, lo stesso che aveva fatto dichiarazioni in merito alla dazione di una tangente allo stesso Brambilla).

Scrivevano i magistrati di Monza nelle motivazioni del provvedimento di primo grado: «In questa vicenda, il pagamento di tangenti è provato fin dall’inizio dell’iter amministrativo che ha portato all’approvazione del nuovo Piano di governo del territorio di Carate Brianza».

Il caso Bricoman – E ancora, in riferimento alla lottizzazione dell’area in cui sorge il grande magazzino Bricoman: «Se l’edificabilità dell’area in questione è stata ottenuta con l’approvazione del Pgt nel 2009, la concreta edificabilità è stata ottenuta solo con l’approvazione del piano attuativo, oggetto di delibera di adozione prima e approvazione poi da parte del consiglio comunale nel 2011. Proprio in questo periodo sono state pagate tangenti per 150mila euro. Si tratta di tangenti pagate ben dopo l’ottenimento dell’edificabilità (…) e per ottenere quell’altro atto amministrativo fondamentale che è il piano attuativo (…) Brambilla ha concorso ad approvare sia il Pgt che il piano attuativo Bricoman, per il quale ha operato come consulente per il privato».

Per quanto concerne l’eliminazione del vincolo regionale dall’area di via Tagliamento: «Brambilla, professionista che si muove come nessun altro nell’ambito della legislazione urbanistica, ha operato su più fronti ed in modo molto sottile».