Processo a Monza, la richiesta del pm: «Quattro anni a Filippo Penati»

«Quattro anni senza attenuanti»: è la richiesta di condanna pronunciata dal pm del tribunale di Monza Franca Macchia nei confronti di Filippo Penati, l’ex presidente della Provincia e già sindaco di Sesto San Giovanni imputato per corruzione e finanziamento illecito nell’ambito del processo sulla Milano-Serravalle.
Filippo Penati durante il processo per corruzione che lo vede imputato
Filippo Penati durante il processo per corruzione che lo vede imputato Fabrizio Radaelli

«Quattro anni senza attenuanti»: è la richiesta di condanna pronunciata dal pm del tribunale di Monza Franca Macchia nei confronti di Filippo Penati, l’ex presidente della Provincia e già sindaco di Sesto San Giovanni imputato per corruzione e finanziamento illecito. È stata la conclusione di una requisitoria durata 7 ore, martedì, nel processo che vede l’ex politico dei Ds sotto accusa in relazione alla «gestione di fatto» della società Milano Serravalle, acquisita dalla provincia di Milano nel 2005.

Tra le altre richieste del pm: assoluzione per l’ex capo di gabinetto del comune di Sesto San Giovanni, Giordano Vimercati, 2 anni e un anno e mezzo per gli imprenditori Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini, 2 anni per l’ex segretario della Provincia di Milano Antonino Princiotta, 2 anni e mezzo per l’architetto Renato Sarno.

L’indagine ha portato a vari filoni soprannominati “Sistema Sesto” intendendo un sistema corruttivo: dalle presunte maxitangenti per il recupero delle aree ex Falck e Marelli (accusa caduta in prescrizione), alla altrettanto presunta corruzione attorno al sistema dei trasporti, e la gestione della Milano Serravalle che secondo l’accusa avrebbe portato al «mercimonio della funzione pubblica», e «all’occupazione manu militari della società».

Penati in una nota di è detto: «Stupito e amareggiato» per una richiesta della procura: « preconfezionata oltre che esagerata; non tiene conto della verità emersa nel processo in cui gli stessi miei accusatori, dopo essersi più volte contraddetti, hanno ritrattato credo in una giustizia che esula dalle tesi precostituite o dalle convinzioni personali. Nel mio caso, dopo più di 5 anni di indagini e dopo il dibattimento, non è emersa alcuna prova a mio carico; non mi sarei aspettato tanta ostinazione».