Prezzo del latte giù, a Milano la rabbia degli allevatori di Monza e Brianza

Le stalle spariscono, il prezzo del latte è crollato. Non c’è pace per gli allevatori brianzoli che venerdì 6 saranno in piazza a Milano per protestare contro il crollo dei prezzi alla stalla che sta causando la scomparsa del latte made in Italy. Anche la Brianza in campo.
Prezzo del latte giù, a Milano la rabbia degli allevatori di Monza e Brianza

L’appuntamento è fissato: venerdì mattina alle 9.30 in piazza degli Affari a Milano. Saranno centinaia gli agricoltori di Milano, Lodi, Monza e Brianza che venerdì 6 febbraio marceranno alla volta del capoluogo lombardo per partecipare all’iniziativa di Coldiretti “Un giorno da allevatore”, la più grande operazione di mungitura pubblica mai realizzata che si svolgerà in contemporanea nelle principali città italiane con ministri del Governo Renzi, governatori delle regioni, sindaci, politici, esponenti della cultura, dello spettacolo e del mondo economico e sociale. La manifestazione servirà per raccontare ai consumatori che con il crollo dei prezzi alla stalla si rischia l’estinzione del latte italiano per fare posto, come vogliono le industrie, a quello importato dall’estero e che vedrà anche i bambini al fianco degli allevatori: i più piccoli potranno fare pratica di mungitura su due mucche finte a dimensioni naturali, che verranno sistemate vicino alla prima vera stalla all’aperto nel cuore di Milano.

«La situazione è inaccettabile – spiega Alessandro Ubiali, presidente della Coldiretti Interprovinciale –. Il prezzo alla stalla è crollato dai 44,5 centesimi dell’anno scorso ai 36 che molti si sono visti imporre dall’industria di riferimento. È inammissibile che chi produce latte garantendo qualità e sicurezza non sia in grado di coprire nemmeno i costi di produzione a fronte di una remunerazione insufficiente. Maggio si avvicina: l’Expo è pronto ad aprire, le stalle invece chiudono». «Noi siamo l’economia reale contro quella della carta e dei finanzieri, siamo l’economia del lavoro contro quella delle speculazioni, siamo l’economia delle persone contro quella dei contabili e anche ai più piccoli vogliamo far capire che il latte nasce nelle stalle e non da qualche bottiglia di plastica riempita in uno stabilimento industriale” spiega Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Lombardia.

Alla manifestazione di Milano, che avverrà in contemporanea con altre piazze d’Italia (Roma, Venezia, Torino, Bari solo per citarne alcune), hanno già assicurato la loro presenza, fra gli altri, il ministro dell’agricoltura Maurizio Martina, il Presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni e l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava. L’obiettivo – spiega la Coldiretti – è quello di far conoscere da vicino il difficile lavoro degli allevatori e gli effetti positivi per l’intera collettività, ma anche i pericoli dell’abbandono come dimostra il Dossier “L’attacco alle stalle italiane” che sarà presentato nell’occasione dalla Coldiretti Nazionale.

Fra il 2003 e il 2013 – spiega un’analisi di Coldiretti Lombardia – il numero delle stalle lombarde è diminuito di oltre il 30 per cento, passando da 8.761 a 6.042. Se poi si considerano solo quelle che consegnano a industrie e caseifici e si escludono quelle che trasformano in proprio o fanno vendita diretta, si scende sotto la soglia psicologica di 5 mila allevamenti. In media – rileva la Coldiretti regionale – in Lombardia sono sparite oltre 270 realtà all’anno. Fra Milano, Lodi e Monza Brianza fra il 2010 e il 2014 il calo degli allevamenti da latte è stato di circa il 10%, con una media di 5 chiusure ogni mese: a Lodi sono passati da 355 a 336 con un -5,4%, a Milano da 367 a 330 con meno 10,08% e in Brianza si è passati da 42 a 36 con un -14,3%. «È una situazione grave e insostenibile» ha affermato Ubiali. «Le industrie vogliono pagare il latte delle nostre stalle e dei nostri territori come quello che arriva dall’estero, ma questo non è giusto. Il nostro prodotto è diverso e anche la nostra struttura produttiva è diversa, inoltre il nostro paese è deficitario di latte e quindi non è vero che produciamo troppo. C’è troppa importazione. Dobbiamo sparigliare le carte. Se l’Industria non ci sente, allora a questo punto apriamo il rapporto con quelle catene della grande distribuzione più vicine al Made in Italy e ai prodotti agroalimentari delle nostre aziende. Non ci faremo decimare».