Presto in Italia le spoglie di Vittorio Emanuele III, l’ultimo re d’Italia “monzese”

Potrebbero tornare dall’Egitto in Italia il 28 dicembre, 70esimo anniversario della morte, le spoglie di Vittorio Emanuele III, l’ultimo re d’Italia “monzese”: quelle della moglie, la regina Elena, sono rientrate venerdì 15 dicembre.
La regina Elena e il re Vittorio Emanuele III
La regina Elena e il re Vittorio Emanuele III

Potrebbe essere giovedì 28 dicembre il giorno del rientro in Italia delle spoglie del penultimo re d’Italia, Vittorio Emanuele III, l’ultimo ad avere vissuto la Villa reale di Monza e il sovrano che ha deciso di chiuderla prima e regalarla poi, nel 1934. La notizia, in attesa di conferma, arriva dalla nipote Maria Gabriella che ha rivelato a France presse, venerdì 15 dicembre, che la salma della consorte del re, la regina Elena, è stata traslata nella stessa giornata nel santuario di Vicoforte, vicino a Mondovì, in provincia di Cuneo.

In quella chiesa, nella cappella di San Bernardo, è sepolto Carlo Emanuele I (1562-1630), che aveva fatto erigere il santuario con la volontà di farne un mausoleo di casa Savoia. La tomba della regina Elena è stata per più di sessant’anni il cimitero di Montpellier, in Francia, il Paese dove Jelena Petrovic Njegos, montenegrina di nascita, aveva deciso di trasferirsi dopo la morte del marito ad Alessandria d’Egitto, in esilio. Lì morì il 28 novembre del 1952. La nipote Maria Gabriella, che ha organizzato il trasferimento delle spoglie in Italia, ha ringraziato il presidente Mattarella per avere favorito l’operazione. Il Quirinale ha confermato.

Re Vittorio Emanuele III era morto in Egitto il 28 dicembre 1947, esattamente settant’anni fa. Nei primi mesi di maggio del 1946 aveva abdicato a favore del figlio, Umberto II, che avrebbe regnato per un mese prima della trasformazione dell’Italia in Repubblica. L’esilio in Egitto è stato dovuto alla compromissione della corona con il regime fascista.

Nato l’11 novembre 1869 con le tare dei troppi matrimoni in famiglia (gli stessi genitori, Umberto I e Margherita, erano primi cugini, ne aveva ereditato gambe fragili e poco sviluppate) aveva rifiutato nozze consanguinee e, a differenza del padre e della madre, ebbe un matrimonio felice con la regina Elena. Di contro, una vita dura, per quanto regale: quando suo padre fu assassinato il 29 luglio 1900, non aveva ancora compiuto 31 anni. A Monza, dopo la morte del padre, arriva il primo agosto insieme alla consorte, dopo essere partiti da Roma e dopo lo sbarco a Reggio Calabria. Sono arrivati in città intorno alle 18.30: “Il piazzale della stazione è guardato da mezzo squadrone di cavalleria Genova, e attendono quattro landò chiusi di Corte. È proibito avvicinarsi” riportano le cronache dell’epoca, riportate da Giorgio Dell’Arti. E ancora: “La regina Margherita si gettò fra le braccia del figlio; là stettero abbracciati a lungo in silenzio. Appena Vittorio Emanuele entrò nella camera ardente s’inginocchiò; poi si levò, fiero nel suo dolore, e baciò la fronte dell’augusto defunto”.

Il primo proclama del nuovo re d’Italia, l’ultimo monzese, arriva il 2 agosto 1900 è stato scritto a Monza. Recita così, maiuscole incluse: “Italiani! Il secondo Re d’Italia è morto! Scampato per valore di soldato dai pericoli delle battaglie, uscito incolume per volere della Provvidenza dai rischi affrontati con lo stesso coraggio a sollievo di pubbliche sciagure, il Re buono e virtuoso è caduto vittima di un atroce misfatto, mentre nella sua tranquilla e balda coscienza partecipava alle gioie del suo popolo festante. A me non fu concesso di raccogliere l’estremo respiro del Padre mio. Sento però che il mio primo dovere sarà quello di seguire i paterni consigli e di imitare le sue virtù di Re e di Primo cittadino d’Italia!

In questo supremo momento di intenso dolore, mi soccorre la forza che mi viene dagli esempi del mio Augusto Genitore e del Gran Re, che meritò di essere chiamato il Padre della Patria. Mi conforta la forza che ricevo dall’amore e dalla devozione del popolo italiano. Al Re venerato e rimpianto sopravvivono le istituzioni, che Egli conservò lealmente e giunse a rendere incrollabili nei ventidue anni del suo Regno intemerato.

Queste istituzioni sacre a Me per le tradizioni della mia Casa e per amore caldo di italiano, protette con mano ferma ed energica da ogni insidia o violenza, da qualunque parte esse vengano, assicureranno ne sono certo, la prosperità e la grandezza della Patria. Fu gloria del mio grande Avo l’aver dato agli Italiani l’unità e l’indipendenza, fu gloria del mio Genitore averle gloriosamente custodite. La meta del mio Regno è segnata da questi imperituri ricordi.

Così mi aiuti Iddio e consoli l’amore del mio Popolo, perché io possa consacrare ogni mia cura di Re alla tutela della libertà ed alla difesa della Monarchia, legate entrambe con vincolo indivisibile ai supremi interessi della Patria.

Italiani! Date lagrime ed onore alla sacra memoria di Re Umberto I di Savoja, voi che l’amaro lutto della mia Casa dimostrate di considerare ancora una volta come lutto domestico vostro; codesta solidarietà di pensieri e di affetti fu, e sarà sempre, il baluardo più sicuro del mio Regno, la migliore guarentigia dell’unità della Patria, che si compendia nel nome augusto di Roma intangibile, simbolo di grandezza e pegno d’integrità per l’Italia. Questa è la mia fede, la mia ambizione di cittadino e di Re”.

Pochi giorni dopo uno dei due provvedimenti in successione che segnarono la storia di Monza: l’incarico a Guido Cirilli perché progettasse e costruisse la cappella espiatoria e l’abbattimento della vecchia sede della Forti e Liberi (esattamente dove ora c’è la cappella) con il concomitante progetto per costruire la nuova struttura al di là di vialone Battisti; e poi la chiusura della Villa reale – pessimi ricordi, inclusa la relazione del padre con la duchessa Litta Bolognini. Nel l 1934 l’erede Savoia firmò poi il regio decreto con cui donò parco e Villa reale ai Comuni di Monza e Milano.

Le spoglie dell’ultimo re “monzese” d’Italia potrebbero rientrare dall’Egitto il 28 dicembre per essere traslate a loro volta a Vicoforte, in occasione del 70esimo anniversario della morte, o comunque nell’arco di poche settimane.