Piazza Martiri di Odessa a Ceriano, l’Ucraina non la vuole

Incidente diplomatico scatenato dal sindaco leghista di Ceriano, Dante Cattaneo. L’ambasciatore ucraino chiede l’intervento del premier Renzi e del prefetto. Il consigliere provinciale Monti: «Richieste da rispedire al mittente».
Piazza Martiri di Odessa a Ceriano, l’Ucraina non la vuole

L’intitolazione di una piazza ai Martiri di Odessa, a Ceriano Laghetto, diventa un caso internazionale. A chiedere l’intervento del premier Matteo Renzi e del prefetto è l’ambasciatore ucraino in Italia, Yevhen Perelygin che contesta la decisione del sindaco leghista del paese brianzolo Dante Catteneo. I martiri ai quali fa riferimento il sindaco leghista sono i 35mila ebrei sterminati nel 1941 dai nazisti, ma anche i 38 manifestanti filorussi favorevoli all’annessione della Crimea alla Russia di Putin uccisi con bombe molotov il 2 maggio 2014, nel palazzo del sindacato di Odessa.

L’intitolazione della piazza è avvenuta attraverso una delibera comunale nella quale, contesta l’ambasciatore in un’intervista di Monza Today, citata dal consigliere provinciale Andrea Monti, si legge: «governo autoproclamatosi di Kiev», quando invece, dice Perelygin: «Il governo indipendente ucraino è stato riconosciuto dalla Repubblica Italiana e pressoché da tutti i Paesi del Mondo». Contestata poi l’associazione tra il massacro del 1941 e l’eccidio del 2014: «quando nella stessa città morirono alcune decine di persone, alcune armate, nel palazzo dei sindacati».

Sulla questione è intervenuto il consigliere provinciale leghista Monti: «Il minimo che ci si possa aspettare, se ancora viviamo in uno Stato che detiene un minimo di sovranità, è che l’Italia, per bocca del suo Prefetto rispedisca al mittente, in maniera garbata ma decisa, gli ordini le richieste di provvedimenti censori nei confronti di un proprio Sindaco. Ricordo che il primo cittadino agisce, in questi casi, nel pieno della sua autonomia amministrativa. È il Sindaco che decide a chi, a cosa o a quale evento storico intitolare una piazza; nessuno Stato estero, seppur coinvolto e interessato alla denominazione, può arrogarsi il diritto di interferire nel provvedimento amministrativo».