Piano di abolizione delle Province Chi dice sì e chi no in Lombardia

Abolizione delle province: chi dice sì, chi dice no, chi dice ni. E la notizia è che il Pd lombardo sta con Letta e dice che vanno eliminate. È il risultato della discussione in consiglio regionale lombardo, dove Pdl, Lega nord la lista Maroni e i Pensionati hanno presentato una mozione, passata a maggioranza.
Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Regione
Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega in Regione <?EM-dummyText Crediti?>

Abolizione delle province: chi dice sì, chi dice no, chi dice ni. E la notizia è che il Partito democratico lombardo sta con Letta e dice che vanno eliminate. È il risultato della discussione in consiglio regionale lombardo, dove Pdl, Lega nord, la lista Maroni e i Pensionati hanno presentato una mozione, passata a maggioranza, che impegna la giunta del Pirellone a dire no al Disegno di Legge riguardante le Province. Primo firmatario Massimiliano Romeo, capogruppo leghista.

«Le Province gestiscono 125 mila chilometri di strade extraurbane, 5mila edifici scolastici con 120 mila classi frequentate da 2 milioni e 500 mila allievi e 850 centri per l’impiego» dice il documento approvato, aggiungendo che il taglio «comporterebbe un aumento di spesa pubblica pari il 25% in più, con un passaggio del personale (56 mila unità) alle Regioni o dal trasferimento di competenza di area vasta ai comuni». Quindi per i firmatari «è necessario preservare un livello intermedio di governo che renda gestibile il sistema dei servizi sul territorio».

Pd e Patto civico, che avevano invano chiesto di dividere la mozione in voti separati, alla fine hanno scelto il no al testo. «È incredibile che sia proprio la Regione Lombardia a combattere una battaglia di retroguardia, in difesa dello status quo – hanno dichiarato per il Pd, Enrico Brambilla e Corrado Tomasi – Ed è incredibile che il Pdl si faccia schiacciare dalla Lega sulla difesa delle province, e quindi contro il governo, contro i propri parlamentari e contro il proprio programma elettorale. In Italia, unico Paese in Europa – concludono gli esponenti del Pd -, esistono quattro livelli elettivi ed è venuto il tempo di semplificare. Occorre una riforma di riordino degli enti locali che valorizzi il ruolo dei comuni e a questo il Pd vuole concorrere. La Regione Lombardia non dovrebbe porsi in opposizione preconcetta al governo ma lavorare a una proposta di modello lombardo che può ben mantenere un livello intermedio tra comuni e regione ma limitato a poche e chiare funzioni e senza necessità di elezione diretta del presidente e del consiglio».

Astensione per il Movimento 5 Stelle. «A livello nazionale siamo per l’abolizione delle province – ha spiegato Eugenio Casalino – Questo compromesso del Governo, che va a creare enti di secondo livello, non ci soddisfa. Affrontare poi l’organizzazione del territorio regione per regione creerebbe solo confusione. Il Governo si decida e la smetta di prendere in giro i cittadini».