Omicidio Vivacqua, l’investigatore scagiona tutti e fornisce altre piste

«Non è andata così, non siamo stati noi, è stato ucciso da altri e per motivi differenti, forse questi». E per l’omicidio di Paolo Vivacqua, ucciso con sette colpi di pistola tre anni fa nel suo ufficio di Desio, potrebbero aprirsi nuovi scenari.
L’ufficio dove è stato ucciso Paolo Vivacqua
L’ufficio dove è stato ucciso Paolo Vivacqua

«Non è andata così, non siamo stati noi, è stato ucciso da altri e per motivi differenti, forse questi». E per l’omicidio di Paolo Vivacqua, ucciso con sette colpi di pistola tre anni fa nel suo ufficio di Desio, potrebbero aprirsi nuovi scenari. Il virgolettato è solo una ipotetica sintesi di un interrogatorio secretato. Quello dell’investigatore privato Diego Barba, presunto mandante dell’omicidio insieme alla presunta amante, l’ex moglie dell’imprenditore ucciso, davanti al gip del tribunale di Monza Alfredo De Lillo. Barba ha scagionato tutti, dalla vedova di Vivacqua, Germania Biondo, a Salvino La Rocca, il presunto intermediario del delitto, ai due presunti esecutori materiali, Antonino Giarrana e Antonino Radaelli suggerendo alla Procura altre piste per risolvere il delitto. Parole evidentemente ritenute abbastanza convincenti, tanto che il pm Donata Costa e i carabinieri di Desio hanno deciso di mantenerle riservate, secretando l’interrogatorio perché i difensori degli altri indagati, tutti in carcere, non vengano a conoscenza dei particolari rivelati dall’investigatore. Ora il legale di Barba chiederà per il suo assistito la scarcerazione o perlomeno gli arresti domiciliari. Si sono invece avvalsi della facoltà di non rispondere gli altri indagati i cui avvocati potrebbero fare istanza contro le ordinanze di custodia in carcere del gip, puntando sulla assenza di elementi di accusa, davanti al Tribunale del Riesame o direttamente alla Corte di Cassazione.