Morte di La Rosa: Rullo si dice estraneo all’omicidio del direttore sportivo del Brugherio

Raffaele Rullo si è dichiarato innocente rispetto all’omicidio e soppressione del cadavere di Andrea La Rosa in concorso con la madre; Antonietta Biancaniello si è avvalsa della facoltà di non rispondere.
omicidio andrea la rosa brugherio Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello - foto da facebook
omicidio andrea la rosa brugherio Raffaele Rullo e Antonietta Biancaniello – foto da facebook

Raffaele Rullo si è dichiarato innocente rispetto all’omicidio e soppressione del cadavere di Andrea La Rosa per cui è accusato in concorso con la madre; Antonietta Biancaniello si è avvalsa della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio davanti al gip per la convalida del fermo. Rullo non avrebbe quindi rimandato le responsabilità alla madre, come emerso in un primo momento. Il direttore sportivo 35enne del Brugherio calcio era stato ritrovato giovedì, chiuso in un fusto di metallo mentre veniva trasportato in auto lungo la Milano-Meda.


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Biancanello si era addossata la responsabilità del delitto commesso per un debito che Rullo aveva con la vittima per circa 30mila euro. Lui era amico di La Rosa, era nella sua “sfera relazionale” come l’hanno definita i carabinieri in conferenza stampa.


La sera del 14 novembre, il martedì della scomparsa, La Rosa era andato da loro per aiutarli con un ulteriore prestito di denaro (di 8mila euro) ed è finito sgozzato, chiuso in un bidone di metallo. Parzialmente corroso dall’acido muriatico acquistato da madre e figlio con l’intento di “farlo sparire”.

La svolta nelle indagini del nucleo investigativo del comando Provinciale di Milano e del procuratore aggiunto Eugenio Fusco è arrivata giovedì. I militari stavano tenendo sotto controllo da tempo madre e figlio, più volte ascoltati come persone informate dei fatti nel corso dell’inchiesta sulla scomparsa del trentacinquenne. Erano venuti a sapere che i due avevano qualcosa di cui “disfarsi”, qualcosa “di pesante”, che mandava “cattivo odore”. E giovedì mattina hanno seguito l’auto guidata dalla donna, partita da Quarto Oggiaro. Una pattuglia dei militari di Varedo l’ha fermata sulla Milano-Meda, per un controllo. Nel baule del mezzo era evidente un grosso fusto. «È gasolio» ha detto lei, con freddezza e naturalezza, senza mostrare una minima agitazione. I carabinieri le hanno chiesto di seguirla in caserma a Desio.

E qui, alla presenza degli investigatori della Squadra omidici di Milano, hanno aperto il grosso bidone. E hanno scoperto il cadavere di Andrea La Rosa. Il corpo aveva una profonda ferita di arma da taglio alla gola. Era in stato di decomposizione e parzialmente corroso dall’acido. Aveva ancora indosso i jeans e un maglione blu. La donna lo stava trasportando a Seveso, in un garage nella disponibilità del figlio, in via Isonzo. I due avrebbero voluto sciogliere il cadavere nell’acido. Secondo la ricostruzione degli investigatori, l’omicidio sarebbe avvenuto la sera stessa in cui l’ex calciatore si era presentato a casa di Antonietta Biancaniello, in via Cogne, a Quarto Oggiaro, nella periferia nord di Milano.

La Rosa aveva parlato dell’appuntamento con la sua fidanzata, facendo trapelare un certo timore. Era stata lei a fargli conoscere Rullo, tempo fa. In passato, La Rosa aveva prestato all’uomo altri 30 mila euro, mai restituiti. La sera dell’incontro, madre e figlio hanno portato l’ex calciatore in cantina e qui sarebbe avvenuto l’omicidio. Forse prima di agire, i due hanno addormentato La Rosa col sonnifero, trovato in casa dagli investigatori. Il corpo è rimasto chiuso nel bidone per un mese, in un deposito, a Quarto Oggiaro. Fino alle 11.30 di giovedì scorso, quando la donna ha caricato il pesante fusto in auto. Per metterlo nel baule, si sarebbe fatta aiutare da un conoscente, proprietario di un muletto, ignaro di tutto.

Ha quindi imboccato la Milano-Meda, con l’intenzione di andare a Seveso in via Isonzo dal figlio e disfarsi così del cadavere, facendolo prima a pezzi e poi sciogliendolo nell’acido. I carabinieri hanno sequestrato nel box 24 flaconi da un litro di acido muriatico.

Negli ultimi giorni Rullo, sposato, con figli, esperto informatico, senza precedenti penali ma con attività illecite accertate dalle forze dell’ordine durante le indagini sull’omicidio, aveva fatto delle ricerche su internet, dal suo ufficio, sull’uso dell’acido. Si era anche informato su come il boss mafioso Giovanni Brusca sciolse nell’acido il piccolo Giuseppe Di Matteo. Ai due fermati è contestata la premeditazione.