Multa da 500mila euro dell’Antitrust a Gelsia: la società di Seregno annuncia il ricorso

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha condannato giovedì 15 dicembre Gelsia al pagamento di una sanzione di mezzo milione di euro, giudicando scorretta la pratica commerciale comunicata, dal 12 al 17 maggio dello scorso anno, con una lettera a domicilio
La sede di Gelsia
La sede di Gelsia

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha condannato giovedì 15 dicembre Gelsia al pagamento di una sanzione di mezzo milione di euro, giudicando scorretta la pratica commerciale che ha portato, dal 12 al 17 maggio dello scorso anno, all’invio alla clientela di una comunicazione, che ha indotto un terzo degli utenti a sottoscrivere un contratto nel libero mercato lasciando quello tutelato, in assenza di un set di informazioni completo e trasparente.

L’offerta nel mirino

La novità, destinata a fare parecchio rumore nel mondo politico locale, è diventata di dominio pubblico pochi giorni fa, quando la decisione adottata dal presidente Giovanni Pitruzzella, lo stesso che ha battibeccato con il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo sulle bufale proposte dal web, è stata pubblicata sull’apposito bollettino che rendiconta l’attività.


Nello specifico, la pratica finita sotto la lente d’ingrandimento è quella che indicava che i clienti che avessero aderito alla proposta di sottoscrizione del nuovo contratto entro il 30 giugno sarebbero stati premiati con «la vantaggiosa offerta Gelsia Relax, una tariffa fissa ed invariabile», nonché con la possibilità di fruire di una vacanza di una settimana. Gelsia, nella sua comunicazione, ha affermato che dall’inizio del mese di luglio il mercato dell’energia elettrica sarebbe cambiato radicalmente e che, a causa di una non meglio precisata norma dell’Autorità per l’energia elettrica, il gas ed i servizi elettrici (Aeegsi), a partire sempre da luglio non avrebbe più potuto inviare un’unica bolletta per la fornitura di gas ed elettricità, ma avrebbe dovuto procedere con due diverse forniture, una per ciascun servizio. L’Aeegsi ha segnalato l’accaduto all’Autorità garante della concorrenza e del mercato il 10 giugno, contestando che le modifiche indicate da Gelsia riguardino soltanto gli obblighi di separazione del marchio e delle politiche di comunicazione, in capo a realtà che svolgono sia l’attività di vendita di energia elettrica a favore dei clienti liberi, sia l’attività di vendita di energia elettrica a favore dei clienti finali in maggior tutela.

La condanna

Dopo una lunga istruttoria, in cui Aeegsi ha rilevato che la disciplina del testo integrato delle disposizioni in merito agli obblighi di separazione funzionale non prevede costrizioni per il cliente di concludere un nuovo contratto nel libero mercato e non contempla cambiamenti radicali del mercato medesimo, come Gelsia ha sostenuto, e che il riferimento alle tariffe non consentiva al cliente di comprendere se effettivamente avrebbe trovato applicazione un prezzo totale fisso ed invariabile oppure se l’invariabilità riguardasse solo la spesa per la materia energia, Pitruzzella ha stabilito che il consumatore sia stato indotto dalla società a ritenere, contrariamente al vero, che le modifiche regolamentari potessero comportare una modifica del regime contrattuale vigente e che la comunicazione non ha avuto solo un carattere informativo, come Gelsia ha argomentato nella sua linea difensiva, ma ha spinto l’utente ad esprimere una preferenza per un contratto nel libero mercato, come fatto appunto da un terzo degli interessati.

La replica

«La sanzione ci pare spropositata, ma siamo fiduciosi in un suo annullamento o, in subordine, in una sua riduzione». Francesco Giordano, presidente di Gelsia, commenta così la multa dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. «Ci siamo già rivolti ad uno studio legale di Verona -continua -, per presentare ricorso al Tar del Lazio, come il dispositivo della sentenza stessa indica. Nel frattempo, ci avvarremo della possibilità di non pagare l’importo dovuto almeno per sei mesi, sperando che la questione si risolva prima. È logico tuttavia che se il tribunale non ci garantisse la soddisfazione sufficiente, ci rivolgeremo al Consiglio di stato. Il rischio è che la querelle si trascini per anni».


L’approfondimento prosegue: «L’Autorità ha ritenuto che chi opera da tempo in un regime di mercato tutelato, come noi, ha acquisito una tale fiducia da parte dell’utente che una semplice comunicazione basta ad indurlo ad un cambiamento contrattuale. Per quanto ci riguarda, non è così. A scanso di equivoci, d’ora in avanti tutte le comunicazioni commerciali andranno prima viste da un legale».