Monza recupera gli agrumi antichi: alle serre reali un frutteto dell’800

A Monza tornano alcuni dei frutti del Catalogus plantarum horti regii modoetiensis, dato alle stampe nel 1825 dal direttore “dei regi giardini e vivai” con oltre 50 varietà di agrumi. L’obiettivo del progetto curato con un florovivaista è di creare una collezione pubblica per i turisti e per l’attività didattica della scuola Borsa.
L’agrumeto nelle serre reali di Monza
L’agrumeto nelle serre reali di Monza Fabrizio Radaelli

Nel “Catalogus plantarum horti regii modoetiensis”, dato alle stampe nel 1825 da Giovanni Battista Rossi, l’allora “Direttore dei regi giardini e vivai” di Monza, si contano oltre cinquanta varietà di agrumi. Alcune erano novità assolute per l’epoca, come il Citrus histrix, il Citrus nobilis e il Poncirus trifoliata: pochi lo sanno, ma i botanici monzesi erano all’avanguardia, conosciuti e apprezzati per i loro studi in tutto lo Stivale.

Oggi, a quasi due secoli di distanza, alcuni di quegli agrumi sono tornati a vivere nelle serre della Reggia di Monza. “Tornano gli agrumi in Villa Reale” è infatti il nome dell’iniziativa promossa dalla Floricoltura Chiaravalli che, con la collaborazione dello studioso Diego Pessina, ha portato all’innesto, presso le serre comunali, di venti piante di agrumi tra quelle ancora recuperabili facendo riferimento proprio al catalogo del Rossi del 1825.
Coinvolti nell’iniziativa gli studenti della prima classe del corso di formazione per operatore agricolo dell’azienda speciale di formazione scuola Paolo Borsa che, per l’intera mattinata di martedì 31 maggio, hanno lavorato gomito a gomito con il florovivaista Davide Chiaravalli, l’appassionato di agrumi che nelle serre della sua “cascina urbana” di via Gondar conta circa 120 diverse varietà di queste piante.

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«L’obiettivo è di creare una piccola collezione pubblica, a disposizione non solo dei visitatori ma anche degli studenti – ha commentato – Sarà curata da Michele Sampietro e Gualtiero Gerosa, i giardinieri delle serre comunali, che gentilmente si sono offerti di prendersene cura quotidianamente».

Il progetto avrà un seguito tra un mese, quando arriveranno nuove marze di agrumi direttamente da Firenze, grazie alla collaborazione che Chiaravalli ha stretto con Paolo Galeotti, l’esperto che a Villa di Castello, alle porte di Firenze, cura l’antica collezione di agrumi medicea.

«Importante anche la valenza didattica del progetto – ha precisato ancora Chiaravalli – gli studenti che hanno realizzato gli innesti potranno seguirne la crescita nel corso dei prossimi anni di scuola».

L’arancio amaro a foglie crespe e il bergamotto, l’arancio dolce di Portogallo e il Pomo d’Adamo, il cedrato di Firenze, quello di Roma e di Melarosa – solo per citarne alcuni – hanno così trovato nuova vita poco distante da quell’Orangerie che il Piermarini aveva progettato nel 1790 come serra – da qui il nome di “Serrone” – destinata al ricovero degli agrumi in vaso durante la stagione invernale.