Monza: profughi in via Asiago, gli inquilini scrivono al sindaco

Tre inquilini del condominio che ospita 130 profughi hanno scritto una lettera al sindaco per chiedere un incontro: : «Non si può vivere avendo paura e non è giusto che siamo prigionieri a casa nostra»
radaelli Monza Famiglie assediate da cooperativa rifugiati Palazzina via Asiago
radaelli Monza Famiglie assediate da cooperativa rifugiati Palazzina via Asiago Fabrizio Radaelli

«Le assicuriamo che ormai non siamo più proprietari in casa nostra e che abbiamo paura anche a uscire fuori di casa. Le istituzioni fanno solo i loro interessi perchè questa più che integrazione è business o sbaglio? (direi proprio che sovraffollare questi appartamenti che possono contenere 6/8 persone dentro sono quasi il doppio)».

La situazione del condominio di via Asiago 8/D resta critica. Così tre inquilini della palazzina nella quale sono ospitati 130 profughi hanno scritto al sindaco Roberto Scabagatti e all’assessore Cherubina Bertola per chiedere un incontro chiarificatore. Una lettera pubblicata su facebook nella quale ripercorrono la storia dell’arrivo dei richiedenti asilo e manifestano per l’ennesima volta il disagio dei residenti. «Qui c’è un problema di sicurezza e di igiene», spiegano i residenti: E continuano: «Ci sono dei danni che saranno da sistemare». In sintesi: «Stiamo avendo sia un danno morale che economico. Chiediamo gentilmente di avere un incontro. Ci rivolgeremo a tutte le autorità per difendere i nostri diritti di cittadini italiani». Un appello accorato, insomma, perchè si intervenga in una situazione di convivenza che resta difficile «perchè non si può vivere avendo paura, non è giusto che siamo prigionieri in casa nostra»

Dopo che il caso, a luglio, era diventato di dominio pubblico anche i rifugiati si erano espressi con una lettera: «Siamo più di 100 persone provenienti da più di 10 paesi del mondo, molti di noi sono giovani, molti hanno famiglia e dei figli che sono dovuti restare nei nostri paesi.

Abbiamo raggiunto correndo mille pericoli la Libia, molti di noi in quel paese sono stati picchiati, derubati, imprigionati ma finalmente siamo riusciti a prendere una nave e arrivare in Italia dopo un viaggio terribile in cui molti fratelli e sorelle hanno perso la vita.Tutti siamo scappati da situazioni di guerra, pericolo e sfruttamento in cerca di un futuro migliore. Nessuno di noi ha scelto di venire a vivere a Monza e tanto meno in via Asiago.Ci siamo trovati in case molto affollate: ci sono fino a 10 persone in 3 stanze….Dopo alcune settimane senza informazioni e senza che nessuno ci spiegasse la nostra situazione abbiamo chiesto di poter andare a scuola, alcuni di noi avevano bisogno di cure sanitarie, ma ci è sempre stato negato tutto».

E ancora: «Ci scusiamo anche con gli italiani che forse abbiamo disturbato in questi mesi, però viviamo in case sovraffollate ci sentiamo abbandonati da tutti e a volte succede che litighiamo, vorremmo parlare con voi ma ancora non parliamo la lingua. E non abbiate paura per vostri bambini, noi purtroppo siamo lontani dai nostri, ma non siamo venuti in Europa per fare del male a nessuno!»