Monza, procede a porte chiuse il processo per abusi alle stagiste nel centro estetico

A Monza prosegue a porte chiuse il processo contro il commerciante, titolare di un paio di centri estetici in Brianza, accusato di aver abusato di quattro stagiste minorenni, iscritte a un paio di istituti processionali di Monza, “durante l’alternanza scuola lavoro”. In aula l’assistente sociale del consultorio.
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Monza Tribunale Fabrizio Radaelli

Massaggiatore “hot” alla sbarra a Monza: in tribunale prosegue a porte chiuse il processo contro il commerciante, titolare di un paio di centri estetici in Brianza, accusato di aver abusato di quattro stagiste minorenni, iscritte a un paio di istituti processionali di Monza, “durante l’alternanza scuola lavoro”.


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L’uomo sta rispondendo davanti al giudice collegiale, Giuseppe Airò (a latere i giudici Elena Sechi e Sonia Mancini) di violenza sessuale. Il giudice ha accolto la costituzione di sette parti civili: oltre a Regione Lombardia, si sono costituiti, anche i due istituti scolastici e le famiglie delle quattro ragazzine, presunte vittime del procedimento contro il commerciante brianzolo.

In aula, in un processo trasformatosi a porte chiuse dopo le richieste degli avvocati di parte civile, sono sfilati i primi testimoni della Pubblica Accusa. In particolare hanno riferito in aula, l’assistente sociale del consultorio dalla quale è partita la denuncia in Procura, la mamma della ragazzina che per prima ha denunciato i fatti e l’ispettore di polizia che si era occupato dell’indagine.

L’assistente sociale avrebbe confermato quanto raccontatole dalla ragazzina e cioè che il commerciante le avrebbe chiesto dei massaggi “intimi” e che quando ciò avveniva, il più delle volte, era nudo. Una situazione che, stando al racconto dell’assistente sociale, si sarebbe prolungata per tutto il periodo dello stage, da novembre 2015 al maggio 2016. La stagista restava al lavoro due volte a settimana, solitamente accadeva martedì e sabato, per tutta la giornata.

La madre di un’altra delle presunte vittime avrebbe raccontato che solo a un certo punto, dopo aver manifestato l’idea di abbandonare la scuola, la figlia le avrebbe confidato dei massaggi. Versione poi confermata in un consultorio durante una visita ginecologica, e ribadita anche in aula dall’assistente sociale e dalla madre della minorenne. La ragazzina, in cerca di uno stage, fu reclutata dal commerciante dopo un colloquio conoscitivo con la madre di lei. Segnalato da un’amica i due si incontrarono per definire il possibile stage della figlia. La minorenne, durante le prime settimane di lavoro, non avrebbe mai raccontato nulla di ciò che avveniva all’interno del centro estetico, rispondendo in maniera evasiva alle richieste di informazioni del genitore. Fino alla confidenza che fece di fatto scattare l’inchiesta che portò in carcere il commerciante (ora ai domiciliari).