Con una sola mossa sbagliata il centrosinistra riesce a compattare la minoranza in consiglio provinciale, fino a giovedì sfilacciata, e a seminare imbarazzo al proprio interno: il Pd è stato costretto a rinviare l’approvazione dell’adeguamento dello statuto dopo che in aula sono piovuti oltre 600 emendamenti firmati dai due esponenti della Lega, da Rosario Mancino di Brianza Civica e dai tre di Insieme per la Brianza, compreso Riccardo Borgonovo che non ha mai nascosto la sua disponibilità a collaborare con il presidente Gigi Ponti.
L’opposizione è stata trascinata dal padano Andrea Monti, da sempre fautore della linea dura: «Il Pd – accusa – non ci ha minimamente coinvolti nella revisione dello Statuto. Una cosa del genere è impensabile per ogni istituzione e inaccettabile per la democrazia: mentre a Milano ci sono due commissioni che stanno lavorando sulla medesima questione e che hanno riunito anche le parti sociali a noi hanno consegnato un testo già pronto». Dopo aver bocciato il metodo, il leghista boccia anche i contenuti dell’articolato targato centrosinistra: «Questa stesura – afferma – va oltre la legge Delrio, accentra tutte le competenze nelle mani del presidente e toglie al consiglio un minimo di possibilità di discutere perfino il bilancio. Noi siamo qui gratis, per spirito di servizio, ma vorremmo avere qualche ruolo: in caso contrario Ponti diventerebbe un podestà». «Noi – gli fa eco Federico Romani di Insieme per la Brianza – abbiamo espresso la disponibilità a collaborare ma, dato che non siamo stati coinvolti in nulla, oggi cominciamo a fare opposizione». «L’atteggiamento della maggioranza – commenta Mancino – è una doccia gelata tanto più che l’attuale statuto è stato approvato all’unanimità».
«Questa – ha replicato Ponti – è una bozza provvisoria» «Questa – ha replicato Ponti – è una bozza provvisoria che ci consente di lavorare insieme per i prossimi mesi, in attesa di capire quali deleghe resteranno alle province. Io sono sempre stato corretto, ma nei giorni scorsi non mi sono arrivate proposte di modifica. Valuteremo gli emendamenti e quelli che potranno essere accolti li accoglieremo, compresi quelli sull’identità del nostro ente: se i principi valevano prima valgono ancora adesso».
Tra i 600 presentati quelli di sostanza, che stanno a cuore alla minoranza, sono una ventina e su quelli si aprirà il confronto. Il dibattito potrebbe riprendere sabato 27 mentre è stata rinviata l’assemblea dei sindaci che lunedì avrebbe dovuto ratificare la nuova versione dello statuto.