Monza-Lecco, il confronto sulle aree vaste continua (un po’ stanco)

Monza-Lecco, il confronto sulle aree vaste continua. Martedì 14 giugno, in via Grigna, si sono incontrati il vicepresidente del Pirellone Fabrizio Sala, i primi cittadini e i rappresentanti del mondo produttivo. Punto dolente: la mancanza di risorse.
Monza Fabrizio Sala
Monza Fabrizio Sala Fabrizio Radaelli

Tutti guardano a Lecco anche perché non conviene guardare a Milano: è quello che gli amministratori della Brianza si dicono da mesi a margine dei tavoli convocati dalla Regione per definire l’assetto che dovranno avere le future aree vaste che, a meno che il referendum del prossimo autunno non bocci la riforma costituzionale, sostituiranno le province.

Martedì 14 giugno, in via Grigna, si sono incontrati il vicepresidente del Pirellone Fabrizio Sala, i primi cittadini e i rappresentanti del mondo produttivo.

«Il processo – spiega Sala – è molto avanti. Ormai nessuno mette in discussione un’unione tra Monza e Lecco che ricalcherebbe quella in ambito sanitario e che è stata seguita anche da alcune associazioni di categoria: per questo a breve organizzeremo una riunione con i rappresentanti dei due territori».

La mette, in realtà, in discussione Como che vorrebbe riaggregare le aree lungo il lago nel tentativo, pare, di evitare un accorpamento con Varese. Non la mette più in discussione il vimercatese che negli ultimi mesi ha evitato di partecipare in modo attivo al dibattito: il cambio di direzione della Brianza dell’est, che ha sempre mal digerito l’istituzione della Provincia monzese e avrebbe preferito rimanere con Milano, sembra essere stato dettato da un accordo tra i vertici regionali del Partito democratico (per esempio l’ex sindaco Enrico Brambilla, oggi al Pirellone come capogruppo) e Roberto Maroni.

Il vimercatese, in cambio dell’adesione al cantone della Brianza otterrebbe qualche libertà di movimento in più rispetto ad altre zone. Una sorta di piccola autonomia che renderebbe ben poco conveniente l’ingresso nella città metropolitana tanto più che gli amministratori di Palazzo Marino, e i due candidati al ballottaggio confermano la tendenza, sembrano continuare a disinteressarsi dei comuni della propria cintura per concentrarsi su problemi e prospettive del capoluogo.

Se i sindaci non sembrano contrastare il matrimonio con Lecco hanno molto da ridire sulla mancanza di risorse delle aree vaste che potrebbe portare a un ridimensionamento dei servizi a partire dal taglio dei pullman.

«Dovremo – commenta ancora il vicepresidente Fabrizio Sala – capire bene quali saranno le funzioni dei nuovi organismi».

Segna, intanto, una battuta d’arresto la marcia ipotizzata da Maroni che avrebbe voluto definire la mappa dei cantoni lombardi entro la fine di giugno: il numero crescente di sostenitori del no alla legge targata Renzi-Boschi pare avere frenato tutti. Nessuno, insomma, vuol rischiare di azzardare una revisione dei confini per poi dover cestinare tutto in caso di bocciatura della riforma.