Monza: Jobs Act e paura di perdere il posto, diminuiscono le vertenze sindacali

Il Jobs Act e la nuova legislazione sul lavoro hanno ridotto i diritti. I lavoratori hanno paura di perdere il posto e non rivendicano neanche i diritti che sono rimasti. Lo dice l’ufficio Vertenze della Cgil Monza Brianza
Giovanna Piccoli, Maurizio Laini, Eliana Schiadà
Giovanna Piccoli, Maurizio Laini, Eliana Schiadà Fabrizio Radaelli

Il lavoro era in un fast food. Sulla carta un part time, anche se poi bisognava fermarsi per il resto della giornata senza venire pagati per le ore in più. «Se non fai così ti buttano fuori» ha raccontato una ragazza che si era rivolta all’ufficio Vertenze di via Aspromonte della Cgil Monza e Brianza per chiedere aiuto nell’invio telematico delle dimissioni. Quando però gli operatori le hanno consigliato di aprire una vertenza per far valere i suoi diritti ha declinato l’invito: «Non voglio mettere in difficoltà i miei colleghi». Avrebbero dovuto raccontare ciò che succede nel loro posto di lavoro. E rischiare che il datore la prendesse male.

I giovani non rivendicano. La paura di perdere l’impiego è talmente forte che spesso e volentieri anche chi avrebbe motivo di rivendicare i propri diritti non lo fa. Troppo rischioso: «I giovani in particolare -spiega Giovanna Piccoli, responsabile dell’ufficio Vertenze della Cgil brianzola- sono diseducati alla rivendicazione dei propri diritti». Alcuni di loro, per esempio, potrebbero avere a disposizione delle ore per dedicarsi allo studio, ma non le chiedono. Temono che diventi una scusa per lasciarli a casa e prendere qualcuno senza vincoli di orari..

Durante il 2016 l’ufficio ha trattato 923 pratiche, la maggior parte delle quali, 489, per recupero crediti, aperte da lavoratori che non si sono visti pagare stipendi o tfr. In generale, tuttavia, il numero dei fascicoli trattati è in diminuzione. E non perchè la crisi sia un po’ meno pesante di prima, ma soprattutto perchè la nuova legislazione del lavoro, Jobs Act in primis, in pratica ha ridotto i diritti dei lavoratori e, con questi, la possibilità di rivalersi sui datori di lavoro che non si comportano correttamente. «Il clima nelle aziende -dice Maurizio Laini, segretario generale della Cgil Monza Brianza- è di sfiducia o di paura. Mantenere il posto di lavoro è diventata una questione di vita o di morte. Per questo le vertenze non si fanno più. Rivalersi nei confronti del datore di lavoro è una scelta che va attentamente ponderata».

Cambiano le regole. Il lavoratore non è più una “parte debole” che va tutelata, ma sta perdendo progressivamente diritti. Così un ragazzo appena assunto si è visto licenziare dopo pochi mesi perchè dopo un malore il medico gli aveva vietato il turno di notte.

Per non parlare di quello che succede in alcune cooperative dove le regole interne superano quelle stabilite dal contratto collettivo: una donna che lavorava come portiere con contratto a tempo determinato fino a fine anno è stata licenziata dopo tre mesi sostenendo che non ha superato un periodo di prova di 120 giorni. Peccato che secondo il contratto collettivo dovrebbe essere di due mesi. Una delle tante storie quotidiane di diritti negati.