Monza, droga ai Boschetti reali: «Ecco gli orari degli spacciatori in pieno centro»

Il racconto di una monzese che vive alle porte del parco di Monza: ecco gli orari degli spacciatori ai Boschetti reali, di fianco a piazza Citterio e a un passo dal centro.
Monza, spaccio boschetti reali
Monza, spaccio boschetti reali Fabrizio Radaelli

La pausa pranzo di un giorno qualunque a Monza. Ai lati del traffico del pieno centro, stipati ai margini di piazza Citterio, rigorosamente con le quattro frecce accese ecco i suv delle madri che attendono i figli all’uscita da scuola. C’è anche chi scende dalla macchina e aspetta all’inizio di viale Eugenio De Beauharnais.

Lì, però, si origina anche un altro tipo di via vai. Quello degli spacciatori. La segnalazione non è certo nuova, ma proprio perché si tratta di una costante, proprio perché il problema pare essere senza soluzione, è giusto parlarne una volta di più. A puntare di nuovo l’attenzione su un problema da tutti troppo conosciuto è una donna, residente in piazza Citterio.

«Dalle mie finestre – ha raccontato alla redazione mobile del Cittadino, in piazza Roma – mi accorgo di tutto. E quello che non riesco a scorgere da lì, lo intravedo quando porto fuori il cane».
La donna entra nel merito: «Gli spacciatori lavorano secondo orari precisi. Entrano in azione di prima mattina: si vedono all’opera già alle 8. Tornano a farsi vedere in pausa pranzo, indicativamente da mezzogiorno alle due, e ricompaiono nel tardo pomeriggio. Campeggiano lì fino a sera. La polizia non presidia abbastanza e io sono stufa di imbattermi in queste persone ogni volta che esco di casa».

Provare per credere. Si torna alla pausa pranzo di un giorno qualunque. Martedì, per la precisione. Si percorre, da piazza Citterio, il viale che divide a metà i boschetti. Su una delle prime panchine sono abbandonati dei capi d’abbigliamento. Sono anche piegati, come se qualcuno li avesse lasciati lì apposta, in una sorta di armadio en plein air. Si prosegue.

Un uomo siede un paio di panche più avanti: ha appoggiato dietro l’orecchio uno spinello. Uno sguardo di troppo ed ecco che nervosamente lo nasconde, lo mette in tasca. In lontananza, oltre la statua di Garibaldi, si sta radunando un gruppetto di persone. Sono tutti uomini. Alcuni si siedono su una delle panchine, altri restano in piedi. Altri ancora arrivano in bicicletta dal sottopassaggio. Poche parole, gesti rapidi. Uno intasca i soldi, un altro infila un pacchetto in tasca e si allontana, spingendo la sua bici. Si passa loro accanto. Superato il sottopassaggio – esperienza da non ripetere dopo il calar del sole, quando al buio dei boschetti si aggiunge il buio della galleria – si entra, da via Boccaccio, nei giardini della Villa Reale. La scena si ripete. Uguale. Tre episodi in poche centinaia di metri e una manciata di minuti. Così, sotto lo sguardo indifferente dei passanti.