Monza: dopo un secolo e mezzo chiude Capra Calzature, ha fatto anche le scarpe di re Umberto I

Il negozio è nato nel 1868, proprio in via Italia a Monza, non lontano da dove si trova ora: dopo un secolo e mezzo di vita Capra Calzature chiude per sempre, dopo aver fatto le scarpe di re Umberto I e della nobiltà milanese.
Il Calzaturificio Capra
Il Calzaturificio Capra Fabrizio Radaelli

La saracinesca si alzerà e si abbasserà per l’ultima volta. Chiude venerdì 31 luglio Capra calzature, storico negozio di scarpe di via Italia. Chiude dopo 147 anni di attività, dopo aver accompagnato nella storia i passi di monzesi e brianzoli. Di alto-borghesi, nobili e, anche, sovrani. Re Umberto I indossava calzature Capra, e con lui diversi altri Savoia. «Ma non solo. In passato acquistavano i nostri prodotti conti e contesse milanesi. E principesse, anche – racconta la titolare Maria Grazia Rungi – Capra era una marchio molto rinomato».

Sinonimo di classe e di eleganza. Di storia. Di una storia che nasce nel 1868 in via Italia, civico 1, per volontà di Paolo Capra, fondatore della dinastia: una storia che di padre in figlio attraversa il Novecento. Negli anni Trenta il negozio cambia sede, si sposta poco più in là: la via è sempre Italia, il civico diventa 50.

Risalgono a quell’epoca i maestosi mobili in noce e in radica che arredano il negozio. Alti fino al soffitto, dividono il locale in due spazi distinti: ben visibili ancora oggi lo stemma familiare e la data di costruzione, 1930. «L’architetto Maggi – racconta Rungi – all’epoca ha disegnato anche le scatole di cartone che riempiono i mobili da metà parete fino al soffitto». Sono scatole pesanti, grigie. Rungi ne apre una: contiene degli scarponi da sci degli inizi del Novecento. Sono rigidi, squadrati. Le cuciture sono ancora perfette.

«Le persone si spaccavano le mani per realizzarli – commenta – Li voglio portare al Museo della calzatura». I Capra hanno sempre prodotto scarpe in maniera artigianale: nel laboratorio, sul retro del negozio, fino a un paio di giorni fa erano appese alle pareti le forme in legno necessarie alla loro realizzazione.

«Ma in passato le forme erano appoggiate su uno dei due tavoli del laboratorio – precisa – Sull’altro, invece, c’erano le macchine da cucire. Ricordo il signor Egidio e il signor Corrado divisi tra forme e tomaie: hanno lavorato qui per decenni. Io sono arrivata da ragazzina, 41 anni fa – prosegue Rungi – E all’inizio non è stato facile. Consegnavo a piedi o in bicicletta pacchetti alle signore della Monza bene, e facevo anche diversi altri lavori sul retro: cucivo, cambiavo solette». Maria Grazia ha lavorato con la famiglia Capra per 27 anni. Si ricorda bene di quando Gianfranco Ferré e Lorenzo Riva hanno chiesto proprio a loro di realizzare particolari calzature da far indossare alle proprie modelle per le sfilate di alta moda. Ai Capra è subentrata, alla fine degli anni Novanta, Giorgia Terzoli. Il 3 marzo del 2001 Rungi ha preso le redini del negozio.

«Fino a quattro, cinque anni fa realizzavamo ancora scarpe su misura per le spose. Quando sono andati in pensione i nostri collaboratori storici ci siamo appoggiati ad artigiani della zona – precisa – Abbiamo iniziato ad avvertire un cambiamento nel mercato circa vent’anni fa. Poi è arrivata la crisi, sono arrivati gli affitti sempre più cari e le tasse sempre più alte. Le persone hanno ridotto di molto i consumi. Insomma, è arrivato il momento di cambiare strada».

In un grande sacco Rungi ha tenuto da parte alcuni modelli storici: scarpe da ballo degli anni Cinquanta e calzature della fine della seconda guerra mondiale, dorate e con il tacco a spillo: «Le porterò ai mercatini dell’usato. Non le darò via: devo finire di venderle io, le mie scarpe».