Metalmeccanici sempre peggio: Monza perde altri 41 posti a maggio

L’occupazione nel settore metalmeccanico lombardo va sempre peggio. Anche la provincia di Monza e Brianza non si sottrae alla regola. Secondo i dati della Fiom Cgil a maggio nella nostra zona se ne sono andati altri 41 posti di lavoro
Una manifestazione di metalmeccanici
Una manifestazione di metalmeccanici

Un tempo è stato un settore florido. Forse, insieme all’edilizia, quello che ha trainato per molti anni l’economia italiana, ma oggi non è più così. Si registrano, infatti, ancora esuberi tra le tute blu del comparto metalmeccanico lombardo come emerge dai dati di Fiom Cgil Lombardia, che sottolinea come la fase critica non sia stata superata, e quanto – secondo il sindacato – «la politica sia cieca rispetto alla crisi della metallurgia».

Nello specifico sono stati 272 i metalmeccanici licenziati in Lombardia nello scorso mese di maggio, complessivamente 2.358 esuberi dall’inizio dell’anno, in lieve flessione se si considera i 2.901 del 2015, mentre nello stesso mese di quell’anno i metalmeccanici licenziati furono 322. I distretti industriali più colpiti sono Milano (89), Monza (41), Bergamo (60), Lecco (28) e Varese (19). Non si ferma, comunque, l’emorragia di licenziamenti: solo nella media e grande impresa nel corso degli ultimi due anni e mezzo il settore metallurgico ha visto sparire migliaia tra operai e impiegati, pezzi sostanziali di un’economia un tempo florida.

«Ancora una volta dobbiamo constatare un incremento dei licenziamenti nel comparto metalmeccanico – ha osservato Mirco Rota, segretario generale di Fiom Cgil Lombardia – Il tutto va ad aggiungersi a un flusso di cassa integrazione guadagni che non si attenua, anzi aumenta». Infine una critica alla politica: «Dispiace constatare – ha concluso Rota – che in questo periodo di campagna elettorale a tutto spiano le forze politiche non abbiano posto l’accento sui problemi che affliggono diversi settori produttivi, che vivono grandi difficoltà come testimoniano le crisi di GE Alstom Power, Belleli, Ibm, giusto per fare qualche nome. Senza interventi pubblici e privati e piani di investimento concreti, è difficile immaginare un’uscita dal tunnel della crisi».