Mente in Brianza e truffati in tutta Italia: a processo a Monza anche per ricettazione

Avevano pubblicato un annuncio su internet e sui giornali per la vendita di materiale tecnologico da parte di una azienda in fallimento. Invece, dalla Brianza, hanno messo a segno una truffa in tutta Italia. I testimoni stanno sfilando in tribunale a Monza, raccontando la loro esperienza.
Tribunale di Monza
Tribunale di Monza FABRIZIO RADAELLI

Avevano pubblicato un annuncio su internet e sui giornali dicendo che una fantomatica azienda di Livigno, in stato di liquidazione, avrebbe venduto articoli tecnologici, cellulari, Playstation, computer e altro, con sconti molto vantaggiosi (si parlava di circa il 30% o giù di lì). Una promozione che ha attirato le attenzioni di tanti utenti sparsi in tutta Italia: peccato si trattasse di una clamorosa “bufala” e che dietro a quelle promesse si nasconderebbero dei truffatori.

Sono una cinquantina i soggetti ritenuti parti lese in una vicenda che in questi giorni ha vissuto nuove puntate.
Martedì mattina hanno sfilato in tribunale a Monza una trentina di testi (parti lese) che hanno raccontato la loro esperienza. La “mente” del clamoroso raggiro telematico, che a vario titolo ha visto coinvolti persone fisiche e istituti di credito (banche e uffici postali, quelli nei quali i due imputati avrebbero aperto conti correnti utilizzando generalità false), era in Brianza, tra la provincia di Como e di Monza Brianza, ma a finire nella trappola sono stati in tanti, provenienti dalle più disparate parti d’Italia.

I due imputati sono una donna di Arosio di 28 anni e un uomo di 48 anni di Desio. I due soggetti stanno rispondendo a Monza di truffa continuata in concorso, ricettazione, calunnia per aver simulato tracce di reato a danno di altri, sostituzione di persona ed esercizio di carte di credito utilizzando codici.

Il meccanismo era molto semplice, come ha spiegato un giovane di Genova in udienza.
«Ho letto l’annuncio su un giornale – ha raccontato – C’era scritto che questa azienda di Livigno era in liquidazione. A me è sembrato un annuncio molto credibile e mi sono fidato. In tanti hanno fatto lo stesso. Magari hanno appreso l’informazione dai siti di vendita online, ma c’erano annunci un po’ ovunque».

Nel giro dei truffati sono finite persone residenti in Sicilia, in Sardegna, in Lombardia, in particolare tra le province di Monza, Lecco e Como, in Liguria e in Calabria. Il 5 luglio è fissata la prossima udienza, mentre la sentenza è prevista a settembre.

«L’istruttoria – sottolinea Fabio Gualdi, il legale che assiste la giovane comasca (il difensore dell’imputato di Desio non commenta) – non fornisce riscontri dal punto di vita storico per la mia assistita e altri imputati. Sono riferiti nomi e attivazioni di carta e apertura di conti correnti e Iban che non trovano rispondenza nei capi di imputazione così come formulati. Dal punto di vista della calunnia la riteniamo totalmente inconsistente. Così anche l’utilizzazione di carte clonate».