Maxi tangenti per il petrolio in Kazakhistan: la spy story passa anche dalla Brianza

Una spy story in salsa brianzola porta al genero del presidente del Kazakhistan. La procura di Monza ipotizza quasi 25 milioni di dollari di tangenti pagate per contratti sul petrolio. Con passaggi a Cesano Maderno.
Il giacimento di Kashagan - foto da internet
Il giacimento di Kashagan – foto da internet Redazione online

Quasi 25 milioni di dollari di tangenti pagate in Kazakhistan per contratti relativi all’enorme giacimento di Kashagan. Soldi che sarebbero andati, in parte, anche al genero del presidente despota Nursultan Nazarbayev. Timur Kulibajev, infatti, marito di Dinara, figlia di Nazarbayev, sarebbe, secondo la Procura della Repubblica di Monza, uno dei destinatari del danaro pagato da un Consorzio di aziende con sede a Cesano Maderno per lavorare in terra kazakha in un’area il cui sfruttamento è in mano anche all’Eni. L’azienda italiana, va detto subito, non c’entra nulla con la vicenda giudiziaria monzese.
E l’unica certezza di questa spy story del petrolio è che Kulibajev, il cui nome compare nelle carte dell’inchiesta di Walter Mapelli, non avrà comunque guai con i magistrati italiani.

Non processabili – Lui, come dirigente di Samruk, società pubblica di controllo di Kazmunaygas, Bolat Nazarov, dirigente di Kaztrangaz, società pubblica di trasporto del gas controllata da Kazmunaygas e Idenov Maksat non sono processabili in Italia. L’ipotesi di corruzione internazionale formulata dalla Procura brianzola non sarà contestata ai tre presunti terminali delle mazzette italiane.

D’altra parte, concluse le indagini, non per tutti gli accusati di prospetta la stessa fine.

Tre le strade individuate dagli inquirenti. Il consorzio Dinamo di Cesano, il suo presidente,che deve rispondere di reati fiscali commessi per realizzare le provviste poi servite a pagare le tangenti, e il vice di quest’ultimo, che avrebbe corrisposto i soldi agli intermediari in contatto con i kazakhi hanno davanti a loro la prospettiva del patteggiamento. Il Consorzio ha pagato 6 milioni all’Agenzia delle Entrate per sistemare le pendenze fiscali. Per altri 7 milioni della società, sequestrati dalla Procura, è stata chiesta la confisca. Ci sono poi tre persone per le quali la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio: sono il manager iraniano e mediatore d’affari in tutta l’Asia Hormoz Vasfi (che nega gli addebiti), lo svizzero Simon Gabathuler e Paolo Dentali, componente del comitato cui spettava la decisione per l’assegnazione dei contratti. Sono accusati di avere agito come gruppo organizzato in concorso con i kazakhi, circostanza che sposta in avanti i termini della prescrizione.

Prescrizione per gli altri – Per tutti gli altri indagati coinvolti nella vicenda (11in tutto), il pm ha chiesto l’archiviazione per prescrizione. Secondo la ricostruzione degli inquirenti monzesi, le tangenti sarebbero state pagate in quattro tranche: la prima da oltre 1 milione e 700mila dollari per un contratto del 2007, le altre tre (due oltre 6 milioni l’una, l’ultima da 10 milioni) per l’estensione del primo contratto, passato dopo cinque revisioni da 73 a 492 milioni e per un secondo contratto firmato nel 2011 anche questo lievitato, stavolta dopo quattro revisioni, da 39 a 381 milioni.

Le provviste per le tangenti venivano create attraverso fatture per fantomatici servizi di consulenza e marketing. I soldi passavano attraverso società inglesi, cipriote, italiane ma anche del Texas, delle British Virgin Island, gestite da mediatori che poi giravano il danaro ai referenti kazakhi.
Tra le società che hanno attirato l’attenzione di Monza c’è anche la Enviro Pacific, usata da Kulibajev per comprare una villa dal principe Andrea d’Inghilterra. L’inchiesta era nata a Milano ma è stata trasferita a Monza per competenza territoriale. La Procura di piazza Garibaldi, grazie al lavoro del consulente Roberto Pireddu, ha seguito il flusso dei soldi e con rogatorie a Londra, Cipro e in Svizzera, ricostruendo i passaggi del danaro.