Maxi operazione contro la ’ndrangheta nel Crotonese, un arresto anche in Brianza

Operazione notturna contro la ’ndrangheta tra il 17 e il 18 ottobre con 150 carabinieri mobilitati: trenta arresti tra Crotone, Milano, Pavia e Monza Brianza.
Tra le accuse anche omicidi
Tra le accuse anche omicidi

Sono accusati di associazione di tipo mafioso per appartenenza o in concorso esterno, omicidio, estorsioni, traffico e spaccio di droga, favoreggiamento di latitanti, ricettazione, possesso illegale di armi: più di 30 persone sono state arrestate nella notte del 18 ottobre in una vasta operazione del comando provinciale di Crotone – con 150 uomini mobilitati – nei comprensori di Belvedere Spinello, Rocca di Neto, Caccuri, Cerenzia e Castelsilano (KR), nonché di San Giovanni in Fiore (CS) e varie località delle province di Milano, Pavia, Varese e Monza-Brianza.

I carabinieri di Crotone sono stati aiutati dai militari delle diverse province e dalle unità speciali dell’Arma del “Gruppo Operativo Calabria” e dello “Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria” di Vibo Valentia, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro. Oltre ai trenta arresti altre sei misure eseguite dalla Polizia di Stato (Squadra Mobile e Divisione Anticrimine di Catanzaro, con l’ausilio delle Squadre Mobili di Crotone e Cosenza, nonché dei Reparti Prevenzione Crimine Calabria di Vibo Valentia e Cosenza) per indagini parallele. L’obiettivo dell’operazione è stato smantellare la locale di Belvedere Spinello e il suo radicamento anche nel nord Italia.

Le indagini dell’operazione Six Towns sono state coordinate dai pm Vincenzo Luberto e Domenico Guarascio, con la supervisione del procurate capo Nicola Gratteri. Secondo gli investigatori Belvedere Spinello era l’epicentro dell’attività del gruppo malavitoso, capeggiato da Agostino Marrazzo (classe 1963) che si avvaleva dei luogotenenti più fidati del proprio gruppo familiare (quali il fratello Sabatino Domenico Marrazzo, classe 1957, e il cugino Giovanni “Giannino” Marrazzo, classe 1956).

Le indagini sono iniziate dopo il duplice omicidio di Tommaso Misiano e Gaetano Benincasa a Rocca di Neto il 18 luglio 2008. Agli indagati sono contesti anche gli omicidi di Francesco Iona (1999) e Antonio Silletta (2006). Regolamenti di conti interni, ritengono alla procura, in un’inchiesta che ha poi passato al settaccio le attività della Locale, incluso il traffico di stupefacenti dalla Calabria verso Olanda, Belgio e Spagna, da cui venivano poi fatti confluire nell’hinterland milanese per lo spaccio sul mercato locale, gestito direttamente dalla ‘ndrina di Rho, “succursale” distaccata della “Locale di Belvedere Spinello”.

Tra le accuse anche le estorsioni ai danni di imprese multinazionali e di imprenditori locali. Particolarmente interessante per gli investigatori quelle e tentate per il controllo di fatto delle attività estrattive nell’area mineraria di “Timpa del Salto” (agro di Belvedere Spinello), gestita dalla ENI-Syndial spa- Le investigazioni hanno portato alla luce, per esempio, i casi che hanno coinvolto le maestranze della “Baker Hughes” e della “Halliburton”, multinazionali estere specializzate nel ramo petrolifero ed estrattivo.

La Locale pretendeva in maniera diffusa e sistematica dai singoli imprenditori il pagamento di tangenti in relazione lavori pubblici di cui avessero ottenuto l’appalto o l’esecuzione. Risultano tentativi di estorsione anche nei confronti di imprenditori titolari di strutture commerciali per la grande distribuzione e di un imprenditore edile impegnato nella ristrutturazione di una clinica nel comune di Castelsilano (KR), estorsione peraltro fallita per l’emersione di pregressi rapporti di contiguità tra la vittima designata ed esponenti di primo piano della ‘ndrangheta.

Nella rete della “’ndrina dei sangiovannesi” anche il controllo del servizio di security presso numerosi locali notturni. Nello specifico i titolari ed i gestori di night club e discoteche del centro silano sono stati costretti, in via generale ed anche in occasione di particolari manifestazioni come i veglioni organizzati per il capodanno, ad affidare il servizio di vigilanza alle agenzie riconducibili alla cosca od a quelle altre, sempre da questa indicate, alle quali era stata imposta l’assunzione di soggetti di interesse.

Gli arrestati, per la procura, facevano affare anche con la ricettazione di macchine agricole rubate in aziende toscane tramite complici: i mezzi venivano poi trasportati in Calabria e alterati, per reimmatricolarli e rivenderli sul mercato locale.

Dei 36 destinatari di provvedimenti cautelari odierni, in 32 si trovavano in stato di libertà: cinque (Francesco ADAMO, Cristian DECICCO, Maria Caterina DI BIASE, Maurizio FONTANA e Carmine VENTRONE) sono stati sottoposti agli arresti domiciliari; per ventidue (Domenico BITONTI, Saverio BITONTI, Antonio BLACONÀ, Valentino DE FRANCESCO, Salvatore DE MARCO, Claudio FORTUGNO, Saverio GALLO, Giovanni MADIA, Agostino MARRAZZO, Giovanni MARRAZZO, Sabatino Domenico MARRAZZO, Carlo OLIVERIO, Vincenzo OLIVERIO, Silvana PAGLIARO, Antonio PARISE, Rosario PARISE, Mario RIZZA, Francesco ROCCA, Vittorio SPADAFORA, Giovanni SPINA IACONIS, Pasquale TORROMINO, Antonio TURSI) si sono aperte le porte di Case circondariali dislocate sul territorio nazionale.

Cinque, irreperibili, sono attivamente ricercati. Altri quattro soggetti (Luigi BUONO, Angelo OLIVERI, Giovanni SPADAFORA e Pietro TASSONE) erano invece già in carcere.