Mail in redazione: una fotografia sullo smartphone e Monza è casa anche negli Stati Uniti

Alle volte anche una fotografia ricevuta su Whatsapp può fare sentire a casa. Casa è Monza e la foto è arrivata su uno smartphone a Los Angeles, in California. Una lettera in redazione spiega tutto.
Monza, la vista nella fotografia lettera Risveglio nel verde
Monza, la vista nella fotografia lettera Risveglio nel verde Redazione online

Alle volte anche una fotografia ricevuta su Whatsapp può fare sentire a casa. Casa è Monza e la foto è arrivata su uno smartphone a Los Angeles, in California. Ma l’oceano e i chilometri nel mezzo sono sembrati niente grazie ai colori dell’autunno nel parco e alla valanga di ricordi che hanno scatenato. Per questo dopo aver ricevuto la fotografia da nonna Dora (fresca 79enne), Giulia che sta negli Stati Uniti si è messa al computer e ha scritto una lunga mail al Cittadino. Per mostrare la foto e raccontare cosa significa per lei. Perché basta una foto per sentirsi a casa.

Ecco la mail.

Mi chiamo Giulia e sono nata a Monza ma ora vivo da qualche anno a Los Angeles.
Questa mattina, quando mi sono svegliata, ho trovato un messaggio WhatsApp di mia nonna Dora, che ha compiuto due giorni fa 79 anni. Diceva: “Risveglio nel verde, buona giornata a tutti”. Aveva mandato poi una foto della sua terrazza, che si affaccia sul parco di Monza.

A me è sembrato un dipinto. I colori del nostro parco, in questo autunno che – mi dicono – sorprende con giornate di sole che rendono tutto quasi magico, mi hanno regalato un bellissimo risveglio. Anche se lontana migliaia di km, c’è voluto poco per immaginare il suono delle campane del campanile che si intravede nella foto, o la brezza del mattino che ti fa stringere nel tuo maglione caldo, o ad una tazza di caffè fumante che prima di essere sorseggiata ha il puro scopo di scaldare un po’ le mani.

Ve la mando perché questa foto, per me, racchiude molti significati.


Da un lato mi ha fatto sentire orgogliosa di chiamare Monza “casa”. Vivere in un posto con un parco così, con la libertà di incontrarsi, di giocare, correre, crescere e passeggiare, è allo stesso tempo un lusso e un simbolo di cui essere orgogliosi. Unisce un po’ tutti – bambini, anziani, solitari, innamorati…

Dall’altro, questa foto per me riflette tanto di quello che io vedo in mia nonna. Lei ha scattato questa foto dall’interno di casa sua, dandole quindi tre “strati”: l’interno della casa, la terrazza, e il parco. Ognuno racchiude un significato speciale.

Il punto in cui lei ha scattato la foto coincide con il tavolo di legno dove per cinque anni ho riversato tutti i libri che, devo ammettere faticosamente, ho dovuto apprendere per il Liceo Zucchi; lì ho anche preparato i miei esami per l’Università che, lanciandomi forse qualche maledizione, mia nonna mi ha spesso ascoltato ripetere. Su quel tavolo mi ha battuto innumerevoli volte a Machiavelli e, soprattutto, ho mangiato le polpette più buone al mondo che, per quanto io mi sforzi di riprodurre qui, non verranno mai uguali.

La terrazza, invece, è il suo gioiello. Ci lavora assiduamente, con fatica e amore (termini che vanno spesso a braccetto). L’ho vista disperarsi quando, qualche anno fa, la casa si è allagata e tutte le sue piante si sono distrutte. O quando folate di vento troppo forte fanno ribaltare i vasi, e quindi poi lei e il nonno devono mettere insieme le loro forze per ritirarli su, o far correre mio cugino in aiuto. Quella terrazza rappresenta la cura che mia nonna mette in tutto quello che fa. L’ordine di cui va tanto orgogliosa. L’amore che a volte maschera sotto grandi foglie di protezione che ci offre ogni giorno.

Il parco, a cui lego tantissimi ricordi, è il luogo dove lei fa le sue passeggiate più belle ed incontra gli amici che hanno fatto da sempre parte della sua vita monzese. Io e mia nonna abbiamo un rapporto di totale sincerità. Siamo, forse, anche due amiche che si trovano molto bene l’una con l’altra. Capita poi, ogni tanto, che si bisticci. Una volta, ad esempio, non ci siamo parlate per qualche giorno. Per fare pace ci siamo incontrate con le bici al parco e abbiamo iniziato a pedalare – una pedalata infinita che – lei dice – io le ho inflitto quasi come una punizione. Però quando poi ci siamo sedute, stremate, sotto un albero, tutto era come sempre.

Finisco questa lunga email dicendo che, in qualche modo, sono davvero grata che questo parco sia stato la cornice per una delle relazioni più importanti della mia vita. Che sono orgogliosa di questa nonna sprint – soprannominata Duracell – che non si tira mai indietro e che sfoggia i suoi 79 anni come se fossero 25.

E che anche se vivo così lontana, tutti questi ricordi sapranno sempre di casa.
Giulia C., Los Angeles