L’unione con Lesmo non piace, a Camparada cartelli funebri: «Il Comune è morto»

Singolare protesta a Camparada dove sono comparsi alcuni cartelli funebri che annunciano la “morte” del piccolo Comune brianzolo dopo l’approvazione definitiva dell’Unione con Lesmo. E il sindaco Giuliana Carniel s’indigna.
Il cartello che annuncia la “morte” del Comune di Camparada
Il cartello che annuncia la “morte” del Comune di Camparada

«Tristemente è venuto a mancare il comune di Camparada. Tutti i cittadini ne piangono la triste scomparsa con immenso dolore esclusa l’amministrazione comunale che ne ha decretato la fine in questo memorabile ed infausto giorno». È questo il testo dell’inusuale necrologio apparso sabato mattina proprio a Camparada. Un attacco diretto all’amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuliana Carniel, rea, secondo i responsabili del gesto, di aver “ucciso” il comune togliendone la sovranità e consegnandola a Lesmo. Responsabilità connesse a quanto sancito dall’ultimo consiglio comunale che aveva decretato, con l’approvazione dello statuto e dell’atto costitutivo, l’ufficialità dell’Unione con il comune di Lesmo a partire dall’1 gennaio 2016. Un gesto inaspettato che già sta facendo discutere i cittadini camparadesi sul web: mentre alcuni plaudono all’idea, protestando contro l’Unione che sposterà il controllo dei servizi a Lesmo, altri giudicano il necrologio come un metodo di bambini di terza elementare imputandone la responsabilità alle opposizioni. Anche se non si conosce ancora l’identità del responsabile, e difficilmente la si verrà a sapere, quello che è certo è che nel prossimo consiglio comunale, in programma per martedì 6 ottobre, non mancheranno le polemiche.

Piccata la replica del primo cittadino camparadese, Carniel: «Chi non firma questi fogli è un codardo. Non ci facciamo intimorire da queste cose. Non è vero quanto scritto, i cittadini sono bene accetti in Comune o nei Consigli comunali per assistere a quello che succede, e succederà, davvero con l’Unione. E’ un gesto deprecabile: se vuoi dissentire fallo pure, ma almeno mettici la faccia».