Lavoro, Nokia: la commissione regionale chiede chiarezza sugli esuberi

Ascoltati giovedì nella commissione in Regione i rappresentanti sindacali, aziendali e territoriali della multinazionale Nokia, che ha annunciato licenziamenti. Anche a Vimercate.
Passaggio del nome dell'azienda da Alcatel a Nokia
Passaggio del nome dell’azienda da Alcatel a Nokia Francesca Strafella

Audizione in Commissione Attività produttive in regione, per le rappresentanze sindacali, territoriali e aziendali di Nokia di Vimercate, a seguito della lunga e complicata procedura di licenziamenti messa in atto dall’azienda che dal 2016, dopo l’acquisizione di Alcatel, ha avviato una pesante ristrutturazione.

Quattro i punti fermi sui quali giovedì 26 ottobre ha insistito il capogruppo Pd in Consiglio regionale, il vimercatese Enrico Brambilla: chiarezza sul numero degli esuberi rimasti, garanzie sul futuro occupazionale dei dipendenti dello stabilimento lombardo, verifica sulle condizioni del contributo regionale ricevuto e ripresa del lavoro di analisi e rilancio del polo dell’ICT vimercatese avviato da qualche anno da Regione Lombardia.

«Non è del tutto chiaro il numero definitivo degli esuberi che, stando ai responsabili delle risorse umane che abbiamo audito sarebbe oggi di 15 elementi, ma va assolutamente verificato. Come ho ricordato stamattina occorre poi verificare anche l’utilizzo dei finanziamenti ricevuti dall’azienda come contributo pubblico alla ricerca e sviluppo e infine la Commissione deve richiamare al più presto l’Assessorato ad un monitoraggio sulle iniziative avviate rispetto al distretto dell’ICT vimercatese, le quali, a distanza di ormai 5 anni, non hanno portato, a quanto sappiamo, a nessun effettivo rilancio»

La settimana scorsa avevano preso posizione il sindaco vimercatese Francesco Sartini dei Cinquestelle («L’azienda rispetti i patti sottoscritti a suo tempo sull’evitare licenzIamenti») e, nello stesso senso, il vicepresidente del gruppo regionale della Lega Nord, Fabrizio Cecchetti. Il deputato del M5S Davide Tripiedi aveva presentato una interrogazione al ministero del Lavoro.