L’allarme del carcere di Monza dopo l’ultimo suicidio: «Disagio psichico per metà dei detenuti»

L’allarme arriva dalla casa circondariale di via Sanquirico dopo l’ultimo caso di suicidio, quinta morte dall’inizio dell’anno. L’intervista alla direttrice disegna il quadro di una struttura sovraffollata da detenuti che per la metà hanno problemi di droga, disagio o patologie psichiatriche.
Monza, carcere via Sanquiricp
Monza, carcere via Sanquiricp FABRIZIO RADAELLI

Cinque decessi dall’inizio dell’anno, due i suicidi, l’ultimo solo la scorsa settimana. Sono i numeri della casa circondariale di Monza dove dall’inizio dell’anno cinque detenuti sono morti per diverse cause: uno per infarto, deceduto nonostante il tempestivo intervento degli agenti che hanno immediatamente praticato le manovre di rianimazione e il massaggio cardiaco, due decessi dovuti ad abuso di inalazioni di gas proveniente dalle bombolette in dotazione ai detenuti per cuocere gli alimenti, e due gesti di autosoppressione, come vengono indicati i suicidi. L’ultimo lo scorso 14 settembre. Un detenuto italiano trentenne, ristretto nella sezione infermeria, si è tolto la vita impiccandosi con i propri indumenti, come riferisce Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp.

«Quello che svolgono gli agenti di Polizia penitenziaria è un lavoro difficile – ha commentato il direttore dell’istituto monzese, Maria Pitaniello – Ogni giorno si trovano a contatto con persone dal vissuto estremamente complesso, con traumi da abbandono e complicazioni dovute alla tossicodipendenza. In questi anni – continua – il profilo dei detenuti a Monza è cambiato. Il 50% dei ristretti attualmente è tossicodipendente e affetto da disagio psichico se non da una vera e propria patologia psichiatrica. Inoltre in questo istituto è presente un dipartimento di salute mentale a cui vengono assegnati detenuti provenienti anche da altre carceri. Tutti questi elementi concorrono a rendere il lavoro all’interno del carcere estremamente complesso».

Ad oggi sono 640 i detenuti presenti nell’istituto di via Sanquirico, a fronte di una capienza massima di 403 persone, mentre sono 419 gli agenti di Polizia penitenziaria assegnati alla struttura, di questi però sono solo 290 gli effettivi. Almeno una cinquantina sono i distaccamenti.

«A Monza la situazione degli organici resta preoccupante, così come nelle altre carceri lombarde – spiegano i vertici dell’Osapp – Crediamo sia ora di porre fine ai giochi di prestigio sui numeri del personale di Polizia, per cui per il principio della sorveglianza dinamica un agente teoricamente potrebbe vigilare su tutto il penitenziario».

Un lavoro complesso, quello della Polizia penitenziaria, che a Monza ha permesso di sventare numerosi tentativi di suicidio. L’ultimo lunedì sera, quando intorno alle 22.30 un detenuto collaboratore di giustizia, come riferisce il comunicato diramato dal sindacato Osapp, ha tentato di impiccarsi. Anche in questo caso il pronto intervento degli agenti ha scongiurato il peggio. L’uomo è stato condotto in ospedale per accertamenti e già in serata ha fatto rientro in istituto.