La lettera aperta di In-Presa a Roberto Saviano sulla droga tra i più giovani

La scuola In Presa di Carate Brianza scrive a Roberto Saviano per rispondere all’intervento su tossicodipendenza e criminalità pubblicato dopo il suicidio del 16enne di Lavagna: «I ragazzi cercano una risposta al disagio e all’inadeguatezza».
Roberto Saviano - Wikipedia
Roberto Saviano – Wikipedia Redazione online

Roberto Saviano: «Il fumo che si spaccia davanti alle scuole, nelle discoteche, negli stadi e ovunque ci siano ragazzi è fornito dai cartelli criminali. Il problema sono loro o sono gli studenti che fumano?». In-Presa: «L’interrogativo è un altro: “Quando un ragazzo ruba una bicicletta che cosa importa alla società? La sorte della bicicletta o quella del ragazzo?”».

È un dialogo a distanza tra l’autore del bestseller “Gomorra” e la cooperativa sociale di Carate Brianza.

Dopo aver letto su Repubblica della scorsa settimana (15 febbraio) l’articolo “I dieci grammi del ragazzo di Lavagna e i miliardi della mafia”, l’intervento dello scrittore dopo il suicidio del 16enne ligure trovato in possesso di droga dalla Guardia di finanza, i responsabili di In-Presa hanno scritto una lettera aperta che sta facendo il giro del web.
Firmata dall’amministratore delegato Davide Bartesaghi e da Carla Garbelli, Chiara Frigeni, Evelina Cattaneo, Antonia Viganò, Caterina Cesana, Francesca Quattrocchi e Ian Farina.

È arrivata il giorno dopo la perquisizione nelle aule della scuola caratese da parte delle Fiamme gialle. A Lavagna come a Carate, i finanzieri, supportati dall’unità cinofila, hanno passato al setaccio banchi e zaini in cerca di sostanze stupefacenti.

«Un’iniziativa – così si legge nella lettera di In Presa – che ripetiamo ogni anno, non solo come un tassello di una necessaria lotta contro il fenomeno della droga, ma soprattutto per i nostri ragazzi, perché ci stanno a cuore le loro vite».

«Vediamo – continua la lettera – quanti danni procura loro quella droga (pesante o leggera è solo un dettaglio secondario) in cui cercano una risposta che non arriva mai, e che anzi rafforza i loro disagi, il loro sentirsi inadeguati ed estranei a tutto ciò che accade loro».

In Presa si rivolge soprattutto a ragazzi in dispersione scolastica o che non lavorano e non studiano, e a giovani a rischio di disagio sociale. «Questi ragazzi – continua la lettera – non hanno bisogno di una droga che li stordisca e li affondi sempre di più nel fango da cui cercano di tirarsi fuori».

Liberalizzare le droghe, per chi a In Presa vive ogni giorno accanto a “ragazzi difficili”, non è la soluzione. «Quello di cui hanno bisogno sono amici e adulti che li aiutino a guardare in faccia la realtà, a guardare in faccia il loro desiderio; amici e adulti che gli diano la possibilità di rialzarsi dopo un errore». Lo ripeteva sempre anche Emilia Vergani, la fondatrice di In Presa: «Questi ragazzi meritano di più, c’è da fargli provare di più la bellezza della vita».