La filarmonica di Seregno trova casa grazie al mobiliere filantropo

Dopo lo sfratto dal padiglione Colli di via San Benedetto, la filarmonica di Seregno trova casa grazie al mobiliere filantropo. Suonerà nell’ex esposizione di mobili di Oreste Tagliabue, già direttore del coro Il Rifugio.
L'Accademia filarmonica "Città di Seregno" in occasione dell'ultimo concerto di Natale
L’Accademia filarmonica “Città di Seregno” in occasione dell’ultimo concerto di Natale Paolo Colzani

L’amore per la musica, concretizzatosi nella sua lunga esperienza di direttore del coro Il Rifugio, iniziata nel 1967, dopo il subentro ad Ambrogio Colciago, e terminata nel 2000, con le parentesi intermedie che hanno visto protagonisti prima Giovanni Barzaghi e poi Tarcisio Noseda, ha spinto Oreste Tagliabue ad un gesto che pochi si sarebbero aspettati.

L’interessato ha messo a disposizione dell’Accademia filarmonica Città di Seregno, in comodato d’uso gratuito senza scadenze temporali, la sede di quella che era la sua esposizione di mobili, con una superficie di 420 metri quadrati ed ingresso dalla via Luini, risolvendo così un problema che si trascinava da un mese circa, dopo lo sfratto della compagine dal padiglione Colli dell’Istituto Cabiati-Ronzoni di via San Benedetto, seguito al mancato rinnovo del contratto di locazione precedentemente sottoscritto da parte del Comune di Seregno, che rischiava di comprometterne il futuro artistico, in barba ai progressi registrati soprattutto da quando Mauro Bernasconi, nell’ormai lontano 1991, ha preso il mano le redini del gruppo.

«Sono sempre stato appassionato di musica – ha spiegato Tagliabue, 79 anni, quasi stupito dall’alto della sua umiltà di fronte alla richiesta di un commento – come dimostra il mio rapporto con il Coro Il Rifugio. Da giovane ho anche provato a studiare la fisarmonica, ma poi ho lasciato perdere e ho proseguito come autodidatta. È per questo che, quando sono stato informato di quel che era accaduto, parlando con Giuseppe Paleari, un altro grande appassionato come me, mi sono detto che questa avrebbe potuto essere la soluzione a tante difficoltà».

Il racconto quindi è proseguito: «Ho preso contatto con la dirigenza dell’Accademia e sono stati da me il presidente Alessandro Sala, sua moglie Marina e il direttore Mauro Bernasconi, ai quali ho mostrato gli spazi di quella che era la mia esposizione di mobili, che ormai è in disuso da una decina di anni. Strada facendo, ho avuto anche la possibilità di affittarla in un paio di occasioni, ma la tipologia di attività che mi si era presentata non mi è mai piaciuta: grazie al cielo, poi, non ho problemi economici, pertanto ho preferito soprassedere. Stavolta, invece, è stato diverso: ora la banda potrà fare dell’area ciò che vuole».

La sua innata modestia è emersa a questo punto palese: «Personalmente avrei fatto volentieri a meno di tutta questa pubblicità. Sono molto sereno e convinto e non credo che il mio sia un comportamento fuori dal comune. Del resto, in passato il maestro Giacomo Colombo, papà di Marina e nonno di Mauro Bernasconi, era stato inquilino della mia famiglia in via Baracca: è un po’ come se il cerchio della storia si chiudesse, insomma…».

La chiosa è stata improntata al futuro: «Penso che qui i musicisti troveranno le condizioni ideali per lavorare. Parcheggi intorno ve ne sono tanti e la sera spesso sono liberi, mentre la sede ha l’affaccio sulla linea ferroviaria Milano-Como-Chiasso e poche abitazioni nei dintorni. Non c’è il pericolo che qualcuno si lamenti sentendo la musica: i miei vicini e io siamo felicissimi di poter avere a breve questa nuova compagnia. Non siamo del resto di fronte ad una formazione qualunque, ma ad una vera e propria orchestra, che merita tutta l’attenzione necessaria».