Inseguiti da cinque pattuglie per 50 chilometri: «Non ce ne siamo accorti»

Da Paderno Dugnano a Monza fino a Rho: inseguimento da film mercoledì notte a un’Audi che viaggiava con i fari spenti. A bordo tre magrebini, due senza permesso di soggiorno che vivono a Monza, tutti arrestati.
Inseguimento da film con tre arresti mercoledì notte.
Inseguimento da film con tre arresti mercoledì notte.

Uno ha detto: «Non avevo intenzione di disturbare il lavoro dei carabinieri», l’altro ha dichiarato che dormiva e di non essersi accorto di nulla. Il terzo, invece, ha ammesso di aver notato quelle cinque macchine dei carabinieri e della polizia con i lampeggianti e le sirene che per una cinquantina di chilometri gli sono state alle calcagna prima di bloccarli, ma ha aggiunto che non avevano intenzione di fuggire.

Ma mercoledì notte, lungo le strade che da Paderno Dugnano portano a Rho senza tralasciare una tappa a Monza, in zona Sant’Alessandro, c’è stato un inseguimento in piena regola. Tutto ha avuto inizio quando i carabinieri della tenenza di Paderno sono incappati in una Audi A3 con tre soggetti a bordo che viaggiava a fari spenti. I militari hanno intimato l’alt e per tutta risposta la vettura sospetta ha accelerato. La gazzella ha ingaggiato l’inseguimento e ben presto sono arrivati i rinforzi, due pattuglie della Stradale e altre due dell’Arma, da Cesano e Desio. Sì perché i tre sull’Audi tra semafori rossi saltati e vie percorse contro mano non sono andati per il sottile.

Dopo aver preso la direzione Como-Varese all’altezza di Rho, finalmente i fuggitivi sono stati bloccati. A bordo tre cittadini di origine marocchina, due dei quali senza permesso di soggiorno. Nel bagagliaio alcuni cacciavite e attrezzi da lavoro. La vettura, intestata a un altro soggetto, è risultata sprovvista di assicurazione: già sottoposta a fermo amministrativo, era comunque circolante. È stata sequestrata.

I tre magrebini sono stati processati per direttissima giovedì mattina a Monza davanti al giudice Francesca Bianchetti. Il primo, classe 1974, senza permesso di soggiorno, si è presentato con una tuta da lavoro: «Faccio il meccanico». Probabilmente in un’officina di Monza dove dice di vivere, ospitato da amici. Era lui alla guida dell’auto. «Sono fuggito perché ho un lavoro e speravo di ottenere presto il permesso di soggiorno. Gli attrezzi nel bagagliaio? Sono miei, quelli della mia attività». Non arnesi da scasso, dunque, come avevano invece pensato i militari vedendo quell’auto a fari spenti.

Il secondo a presentarsi davanti al giudice è l’unico regolare dei tre, un 22enne che vive con il padre ambulante e la sorella studentessa a Burago Molgora. «Faccio il muratore – dice – e quella sera ero con loro perché ogni tanto arrotondo anche come meccanico. Dell’inseguimento non so nulla, dormivo». Il terzo, irregolare, è in Italia da maggio e dice di dormire a Monza: «Sì, abbiamo visto i carabinieri ma non siamo fuggiti» dichiara.

Alla fine per tutti e tre l’arresto è stato confermato ma solo il conducente ha l’obbligo di firma. Nessuna misura cautelare per gli altri due. Tutti sono usciti dall’aula senza le manette con le quali erano entrati poco prima. Il processo è stato fissato per il 22 ottobre.