Il Tar dalla parte di Caponago: la Cava Vitali deve essere smantellata

Un impianto senza «alcun titolo edilizio». È di nuovo pesante il giudizio del tribunale amministrativo regionale sull’impianto bitumi della Vitali a Caponago. E per questo è arrivato l’ennesimo “no” del Tar Lombardia.
La Cava Vitali di Caponago
La Cava Vitali di Caponago Massimo Spinolo

Un impianto senza «alcun titolo edilizio». È di nuovo pesante il giudizio del tribunale amministrativo regionale sull’impianto bitumi della Vitali a Caponago. E per questo è arrivato l’ennesimo “no”. Il Tar Lombardia ha respinto l’istanza di sospensiva formulata dall’impresa bergamasca nella speranza di annullare la diffida firmata dal Comune di Caponago che chiedeva lo smantellamento dell’impianto.

Ma la storia continua, perché la Vitali ha già presentato un nuovo ricorso al Consiglio di Stato contro la nuova sentenza del tribunale amministrativo, nella speranza di tacciare la definizione di “cava abusiva” e di proseguire l’attività dell’impianto asfalti.

«Ci muoveremo in modo istituzionale, in base a ciò che dice la legge e a ciò che è nostro compito fare – ha detto il sindaco Monica Buzzini – Ci stiamo confrontando per definire le azioni da mettere in campo, ma certamente proseguiremo sulla linea che abbiamo tenuto finora. Niente di più, niente di meno. Personalmente, non mi sento paladina di nulla: faccio semplicemente il mio lavoro di sindaco». Le ultime battute della querelle che vede il Comune e l’impresa fronteggiarsi (ormai dal 2008, quando si sarebbero dovuti smantellare i cantieri per l’ampliamento dell’A4, aperti nel 2005), sono molto recenti. L’ordinanza del Tar Lombardia è stata emessa il 23 aprile (depositata in segreteria il 27) e ha respinto l’istanza cautelare presentata dalla Vitali.

Quest’ultima, dopo aver ricevuto la lettera di diffida firmata dal Comune per la chiusura immediata dell’impianto asfalti – dichiarato abusivo da una precedente sentenza del Consiglio di Stato – ha tentato l’estrema difesa.
Ma il Tar non gli ha dato ragione: «L’impianto non risulta assentito da alcun titolo edilizio – si legge nell’ordinanza della scorsa settimana – e la sua conformità alla normativa urbanistico-edilizia attualmente vigente non pare possa essere invocata quale elemento decisivo per affermarne la regolarità sotto il profilo urbanistico». Non solo, perché «parimenti irrilevante» è la convenzione disciplinante i rapporti tra amministrazione e Vitali in ordine all’attività estrattiva.

«La sentenza del Tar conferma che l’amministrazione non sbaglia i suoi passi – ha commentato Buzzini – Le sentenze ci danno sempre ragione e le istanze della Vitali sono state sempre respinte». Ciò nonostante, sul sipario non è ancora calato il sipario: la Vitali ha impugnato l’ordinanza del Tar e ha fatto ricorso al Consiglio di Stato, ritardando l’appuntamento con l’ultima puntata dell’annosa vicenda. E la parola fine sulla vicenda l’aspettano anche i residenti della zona, soprattutto quelli di cascina Bertagna che da mesi devono fare i conti con fumi e polveri causati dall’impianto.