La quarta verità su Ustica nel nuovo film di Renzo Martinelli: «Fu un caccia americano»

VIDEO - Il regista Renzo Martinelli, nato e cresciuto a Cesano Maderno, spiega in una intervista la genesi della sua ultima pellicola su Ustica e le sue conclusioni. Un lavoro durato tre anni. Sarà ospite all’Excelsior Cinema&teatro della sua città, venerdì 8 aprile, per la proiezione del film.
Renzo Martinelli durante le riprese di Ustica
Renzo Martinelli durante le riprese di Ustica

«Come sempre accade per i miei film, non sono stato io a scegliere il tema. È il film che ha scelto me. Quattro anni fa ho incontrato il giudice Rosario Priore che mi ha mostrato le 5mila pagine della sua sentenza. Le ho prese e ho incominciato a sfogliarle. È lì che sono arrivato a pagina 118, dove è evidente il rinvenimento sul luogo della tragedia di pezzi di un caccia americano. Mi sono cascate le braccia e di conseguenza ho scelto di studiare tutte le carte. Di tracce di un caccia Usa ve ne sono molte, sparse tra le pagine. Così ho riannodato i fili e semplicemente messo insieme le prove, per dire con un film una verità scomoda». Renzo Martinelli ci spiega così (in un colloquio al telefono da Roma, alla vigilia dell’uscita della sua ultima fatica, ndr) la genesi del suo nuovo film “Ustica”.

1024890

81 persone morte, 14 i bambini, che dopo 35 anni non hanno ancora trovato pace: sono le vittime di quel DC9 della compagnia privata italiana Itavia che il 27 giugno 1980, alle 20.59, sparì dagli schermi radar senza alcun segnale di emergenza. Sono vittime di uno dei misteri più dolorosi della recente storia italiana. Dopo tante ipotesi e nessuna certezza, ora (uscita il 31 marzo, ndr) è arrivato nelle sale cinematografiche il film scritto e diretto da Martinelli, regista nato e cresciuto a Cesano, che anche in altre opere ha scelto di far luce su casi oscuri e drammi italiani, con conseguente, immancabile, coda di polemiche; dal caso Aldo Moro (“Piazza delle Cinque Lune”) alla tragedia del “Vajont”, sino a “Barbarossa”, pellicola sulla battaglia di Legnano .

«Cercare la verità, rievocare la verità e comunicarla. Questo è il dovere di ogni regista che vive con onestà il proprio tempo. Dovere che si traduce con il lavorare con passione su un argomento, sviscerandolo, aggredendolo, per poi poterlo comunicare» precisa subito Martinelli, quasi a soffocare sul nascere altre nuove polemiche che già si affacciano sulla sua ricostruzione di Ustica. «Racconto vicende scomode, quindi metto in conto anche le polemiche, che nascono perché non c’è univocità d’interesse sui temi trattati». E a proposito di polemiche, Martinelli ricorda che “Ustica” è una produzione italo-belga, Independent Movies e Zenit Distribution, «visto che la Rai si è tirata indietro».

La sceneggiatura è frutto di un lavoro di tre anni a stretto contatto con due ingegneri aeronautici sulla mole enorme di perizie e testimonianze effettuate nel corso degli oltre trent’anni trascorsi. E il regista ribadisce che tutto quanto viene dichiarato nel corso del film è inconfutabilmente supportato dal materiale documentale.

Tre ad oggi le ipotesi che sono state di volta in volta avanzate sulle cause del disastro: cedimento strutturale dell’aereo, una bomba nella toilet di coda, un missile che per errore colpisce il DC9. Nessuna di queste ipotesi è stata sino a oggi provata. «Alla ricerca di risposte che quelle 81 vittime e i loro familiari ancora reclamano, l’analisi di questo materiale documentale ci ha portato inevitabilmente a una nuova, agghiacciante, verità». Una quarta ipotesi, dunque. Martinelli però puntualizza subito, con fermezza: «Parliamo di verità». E il tono di voce si fa più nitido, marcato. Come se illustrare il suo lavoro di ricerca della verità mettesse a fuoco anche le sue emozioni.

«Il nostro film rivendica quel ruolo maieutico che solo il cinema sa avere, con la sua capacità di stimolare riflessioni che nessun altro media è in grado di stimolare con altrettanta potenza. Un film che, forse, ci può avvicinare a una verità che stiamo cercando da oltre trent’anni».

Con l’interpretazione di Caterina Murino e Marco Leonardi, il film racconta la vicenda di Roberta Bellodi, una giornalista siciliana che ha perso la figlia in quella tragica notte e di Corrado di Acquaformosa, deputato al Parlamento italiano, membro della commissione incaricata di far luce sul disastro del DC 9. I due cercano di scoprire la verità, rimanendo invischiati in un labirinto di depistaggi, scomparsa di prove e testimoni chiave. Nel cast anche Enrico Lo Verso nel ruolo del marito della Bellodi. Il film, dopo anni di studio, è il frutto di cinque settimane di riprese, tra Toscana, Roma, Basilicata e Sicilia. Le scene di volo sono state realizzate con movimenti aerei veri su paesaggi reali, con l’inserimento di caccia da combattimento in 3D.

«Non è una ipotesi quella del film – rimarca di nuovo Martinelli, – è una verità. Sul luogo della tragedia sono stati rinvenuti salvagenti con la scritta Usa, lamiere di due metri per cinque di un caccia, assieme ai cadaveri dei poveri passeggeri Itavia. E ancora, un serbatoio ammaccato, schegge di lamiera nei sedili. Mi sembra che in maniera univoca si tratti di una collisione in volo. 30 secondi prima della tragedia il comandante Gatti sta parlando tranquillamente, racconta una barzelletta. Mi sembra dunque che di problemi non ve ne fossero. Poi ad un tratto si sente “Gua…” ma la sua voce si interrompe bruscamente, come se vi fosse stato qualcosa d’improvviso». Nessun dubbio, quindi, sulla ricostruzione per Martinelli.

«La storia la scrive la ragion di stato – conclude il regista. Pensiamo a piazza Fontana, all’Italicus, a Moro, oltre a Ustica. Una ragion di stato che manipola la realtà, offendendo le vittime e la storia stessa».

E Excelsior cinema&teatro di Cesano Maderno vuole dedicare una proiezione speciale, venerdì 8 aprile, alle 21, al film “Ustica” con la presenza in sala dello stesso Renzo Martinelli. Il regista (classe 1948, laurea in Lingue e Letterature Straniere e la specializzazione in cinematografia alla Scuola Superiore di Comunicazioni Sociali dell’Università Cattolica, ndr) ben ha accolto l’invito del Circolo culturale Don Bosco, che definisce la programmazione della sala di via San Carlo. «Abbiamo voluto – spiegano dal Circolo – a pochissimi giorni dall’uscita del film nelle sale cinematografiche, offrire ai nostri spettatori la possibilità di vedere la pellicola e contemporaneamente incontrare il registra e conoscere da lui il lungo lavoro svolto per la realizzazione del film».

E Martinelli non si è lasciato sfuggire la possibilità di tornare nella città dove è nato e cresciuto.

«Penso a quando ero ragazzino – svela Martinelli – e per noi bambini il giardino e il palazzo erano solo un altissimo muro invalicabile. Io lo scavalcavo con i miei amici per andare a vedere cosa c’era e, non nascondo, anche rubare la frutta dagli alberi del conte. Ora quello spazio è un patrimonio importante per la città e per tutta la Brianza e io ne sono contento».