Il killer di Milano a processo a Monza per una presunta truffa alla ex moglie

Claudio Giardiello sarà processato a Monza (udienza il 14 ottobre) per una presunta truffa nei confronti dell’ex moglie, la brugherese Anna Siena. L’uomo si trova ancora in carcere «sottoposto a sorveglianza» e sotto «monitoraggio psicologico»
Claudio Giardiello è stato rinviato a giudizio a Monza per una presunta truffa ai danni della ex moglie
Claudio Giardiello è stato rinviato a giudizio a Monza per una presunta truffa ai danni della ex moglie

Claudio Giardiello, l’autore della strage al tribunale di Milano, a processo davanti al tribunale di Monza (udienza fissata il 14 ottobre) per truffa nei confronti dell’ex moglie, la brugherese Anna Siena. Stando al capo di imputazione l’uomo, ora sotto inchiesta a Brescia per omicidio e tentato omicidio plurimi e aggravati in relazione ai fatti del palazzo di giustizia di Milano, si è fatto rilasciare una falsa fidejussione in banca a nome della ex moglie, apponendo lui la firma apocrifa della signora, per una cifra pari a 258mila euro, in pratica l’equivalente di 500 milioni di lire.

Soldi che, sempre secondo le tesi della procura di Monza, sarebbero stati utilizzati “per la sua attività imprenditoriale”. Parte offesa risulta dunque la donna, ancora residente a Brugherio con uno dei due figli avuti con Giardiello. La banca in cui si sarebbe consumato il reato è il Credito Artigiano di Cologno Monzese: la querela è del 10 marzo 2014. In relazione a questa vicenda, Giardiello risulta difeso dall’avvocato Michele Rocchetti, del foro di Como, anche se, probabilmente, dovrebbe subentrare l’avvocato Nadia Savoca, nominato di fiducia in merito all’inchiesta sui fatti di Milano.

Il legale ha fatto sapere che il suo assistito è in carcere «ancora sottoposto a sorveglianza» e sotto «monitoraggio psicologico» dopo il «malore» accusato all’udienza di convalida dell’arresto, senza anticipare nulla circa la futura strategia difensiva. Sul triplice omicidio di Milano indaga il tribunale di Brescia, competente per i reati che riguardano i magistrati del Distretto di Corte d’appello di Milano, in questo caso il giudice Ferdinando Ciampi come vittima.