Il giornalista Cremonesi a Desio: «L’Isis avanza anche perché l’Europa latita»

Lorenzo Cremonesi, inviato in zone di guerra del Corriere della Sera, è intervenuto nell’aula magna del liceo Majorana di Desio. Davanti ad un numeroso e attento pubblico, ha tentato di spiegare la complessa situazione del Medio Oriente e l’avanzare dell’Isis.
Il giornalista Cremonesi a Desio: «L’Isis avanza anche perché l’Europa latita»

«La paura? Deve esserci, chi non ha paura è un pazzo. Ma, con la paura, ci convivi». Lorenzo Cremonesi, inviato in zone di guerra del Corriere della Sera, è intervenuto nell’aula magna del liceo Majorana di Desio. Davanti ad un numeroso e attento pubblico, ha tentato di spiegare la complessa situazione del Medio Oriente e l’avanzare dell’Isis.

La scorsa settimana poche parole sull’aereo russo precipitato fa nel Sinai. Tante parole, invece, sulla storia degli ultimi 20 anni di Paesi come l’Iraq e la Siria, oggi al centro di aspri conflitti e del terrorismo seminato dall’Isis. In chiusura di serata, ha parlato della sua esperienza di inviato in zone calde.

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«Spesso le cose viste da fuori sembrano peggiori di quanto siano. Perchè anche nella guerra ci sono situazioni di umanità. La vita quotidiana, nonostante tutto, prosegue» .

Le cose, rispetto a una decina di anni, fa sono cambiate. Per gli occidentali il pericolo è sempre più in agguato. «Mentre prima, un inviato in zone di guerra poteva essere sfortunato, finire su una mina, trovarsi in uno scontro a fuoco, ora ci sono forze, gruppi terroristici che ti vogliono prendere per tagliarti la testa. Noi siamo degli obiettivi. Anche per questo motivo, dobbiamo essere molto prudenti».

Come vive un giornalista tutto questo? «Viene l’adrenalina – ha poi confidato Cremonesi a fine serata, chiacchierando con chi ha voluto stringergli la mano per fargli i complimenti – ogni tanto bisogna avere la forza di staccare e di uscire, perché perdi il senso delle cose, diventi come drogato dal rischio e così diventa pericoloso anche il tuo giudizio. Senza panico. Anche se, ripeto, viste da fuori le cose sono sempre peggiori di quando arrivi sul territorio, dove incontri le persone. C’è una certa normalità e un’umanità anche nella guerra».

L’Isis, intanto, avanza. «I terroristi usano le nuove tecnologie in modo molto raffinato. Con i video dei prigionieri torturati e decapitati vogliono farci venire paura. Ci provocano e ci terrorizzano. Prima i criminali come Saddam Hussein nascondevano torture e crimini. Oggi l’Isis vuole renderli visibili». Il califfato è nato in un contesto di forte confusione in Medio Oriente: lo scontro tra Sciiti e Sunniti, le guerre in Iraq, la presenza degli americani.

E intanto il Vecchio continente cosa fa? «Nulla, l’Europa non c’è».