I monzesi secondo il Lambro: depressi, ipertesi e sballati

Le abitudini del territorio secondo le analisi delle acque del Lambro: i monzesi sono troppo depressi e un po’ sballati. I dati secondo gli studi dell’Irsa-Cnr di Brugherio parlano di troppi farmaci e troppe sostanze stupefacenti, soprattutto nel weekend.
Il fiume Lambro: ora nel tratto cittadino è asciutto
Il fiume Lambro: ora nel tratto cittadino è asciutto FABRIZIO RADAELLI

I monzesi (e i brianzoli) sono depressi: lo dice il Lambro. Lo dichiarano gli studi condotti negli ultimi anni da due dei più importanti istituti di ricerca del settore: l’Irsa-Cnr di Brugherio e l’Irccs Mario Negri di Milano. Depressi, ipertesi e facili consumatori di sostanze stupefacenti: le analisi parlano chiaro. L’alta pressione antropica del territorio “regala” alle acque del fiume della Brianza numerose molecole riconducibili a farmaci, droghe e cosmetici. Con buona pace dei complessi industriali: per una volta non sono loro i principali colpevoli dell’inquinamento delle nostre acque di superficie, perché problema si è spostato dal produttore al paziente. E al consumatore.


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«Troviamo numerose tracce di antinfiammatori e antibiotici, antidepressivi e antipertensivi – ha spiegato Stefano Polesello, primo ricercatore dell’Irsa-Crn di Brugherio – Di cannabinoidi, eroina e cocaina, oltre che di tutte quelle fragranze che vengono utilizzate per profumare i detersivi».

E se, dalle analisi, il consumo dei farmaci non subisce particolari picchi, diverso è il discorso da fare per le sostanze stupefacenti, che fanno registrare vere e proprie impennate nei weekend. Insomma, in giorni in cui in Veneto la contaminazione da Pfas, ovvero da sostanze perfluoroalchiliche (una classe di composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi), delle acque potabili infiamma le prime pagine dei quotidiani, nel nostro territorio i problemi da combattere sono ben altri e rispecchiano – verrebbe da dire – malattie e vizi dell’uomo moderno.

«Analisi effettuate nel 2013 – ha precisato Polesello – hanno evidenziato la presenza di Pfas anche nel nostro territorio, soprattutto in corrispondenza di alcuni scarichi industriali. Ma si è sempre trattato di valori contenuti che, nel bacino del Po, sono stati rinvenuti nel Lambro e nell’Olona. L’acqua potabile da noi non è a rischio. Ben diverso è il caso riscoppiato in Veneto in questi giorni, dove per decenni gli scarichi di un’azienda hanno inquinato un’intera falda in un territorio ad alta permeabilità».

Il ricercatore, però, rassicura anche sui livelli di farmaci e sostanze stupefacenti ritrovati nelle acque del Lambro: non ci sono pericoli, né per l’uomo né per l’ecosistema. «I valori vengono monitorati costantemente anche da Brianzacque. I depuratori di nuova generazione – ha concluso – hanno migliorato di molto la qualità delle acque: da questo punto di vista il Lambro sta meglio adesso, rispetto ai decenni passati».