Ha rischiato di perdere un braccio all’Expo: «macchinario non collaudato»

Consulenza della Procura di Milano sul macchinario del Padiglione della Corea del Sud dove Giacomo, un bambino di 8 anni, rischiò di perdere un braccio, “salvato” grazie ai chirurghi dell’ospedale San Gerardo di Monza.
Giacomo, 8 anni, con la mamma in una stanza dell’ospedale San Gerardo di Monza dopo l’intervento chirurgico che gli ha salvato il braccio.
Giacomo, 8 anni, con la mamma in una stanza dell’ospedale San Gerardo di Monza dopo l’intervento chirurgico che gli ha salvato il braccio.

Giacomo, 8 anni, milanese, aveva rischiato di perdere un braccio, “salvato” grazie ai chirurghi del San Gerardo di Monza. Un incidente accaduto il 29 agosto dello scorso anno nel padiglione della Corea del Sud di Expo e causato dal malfunzionamento di un macchinario – una torre rotante di lattine – posizionato nello stand e poi finito sotto inchiesta (LEGGI QUI).

Una consulenza tecnica di un consulente nominato dal pm milanese Maria Letiza Mocciaro punta il dito sul «nuovo regime autorizzativo “semplificato”» introdotto da un’ordinanza dell’allora commissario Expo Giuseppe Sala (oggi candidato sindaco a Milano) una settimana prima dell’avvio di Expo, a maggio.

Secondo il consulente – come riportato sul Corsera – già nell’assemblaggio e messa in servizio del macchinario sarebbero state violate norme di sicurezza della legislazione comunitaria e nazionale. Ripari e protezioni sarebbero stati: «del tutto inefficaci e non conformi alle prescrizioni tecniche».

Carenze che secondo l’esperto potevano essere sanate senza compromettere il funzionamento del macchinario, sempre che rilevate ed eliminate dalla Commissione di vigilanza Expo se fosse avvenuto un sopralluogo di collaudo, sostituito dal regime “semplificato” con una autocertificazione e “attestazione di agibilità” prodotte dal direttore dei lavori.

La Commissione di vigilanza si sarebbe limitata ad effettuare sopralluoghi campione: «che però non hanno interessato il padiglione coreano». Le società incaricate di realizzare i padiglione e quella che in subappalto aveva ricevuto la gestione del personale e dei visitatori avrebbero prodotto documenti di valutazione dei rischi «estremamente generici e superficiali, addirittura con alcune parti da compilare».