Gli speciali del Cittadino, l’intervista: «Cosa fa Regione Lombardia per l’ambiente»

In un’intervista per lo speciale Ecologia&Ambiente del Cittadino, l’assessore Claudia Terzi analizza le politiche della Regione Lombardia per l’ambiente.
Claudia Terzi, assessore regionale all’Ambiente, energia e sviluppo sostenibile
Claudia Terzi, assessore regionale all’Ambiente, energia e sviluppo sostenibile Lombardia Notizi

In un’intervista per lo speciale Ecologia&Ambiente del Cittadino, l’assessore Claudia Terzi analizza le politiche della Regione Lombardia per l’ambiente. Dalla qualità dell’aria, alle energie alternative, agli stanziamenti per l’efficientamento energetico, alla lotta allo spreco di cibo fino alla cava della ’ndrangheta di via Molinara a Desio.


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Assessore, a Monza e in Brianza uno dei maggiori problemi ambientali è rappresentato dalla scarsa qualità dell’aria, tanto da registrare ripetuti sforamenti dai limiti. Il suo assessorato come sta affrontando il problema?

Regione Lombardia sta affrontando il tema da molto tempo, approntando prima di altri una pianificazione ad hoc ed i necessari interventi strutturali. Ma all’azione regionale da qualche anno si affianca una azione interregionale.
Lo scorso 9 Giugno abbiamo sottoscritto, insieme al Ministero dell’Ambiente e le regioni Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna, un nuovo Accordo di Programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino Padano. L’obiettivo è di condividere le azioni che tecnicamente si sono rivelate più efficaci e muoverci all’unisono su un tema che come ben sapete non segue i confini amministrativi dei nostri territori. Nelle quattro regioni, per la prima volta, verranno attuate azioni mirate negli ambiti riconosciuti come quelli di maggior impatto per la qualità dell’aria quali traffico diesel, riscaldamento e agricoltura. E non abbiamo pensato solo agli interventi strutturali ma anche ad una gestione condivisa e coordinata degli episodi particolarmente critici.

In Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Piemonte, dobbiamo ricordarlo, risiede il 40 per cento della popolazione italiana (oltre 23 milioni di persone) e si produce oltre il 50 per cento del Pil nazionale. Già questi numeri basterebbero a spiegare il contesto nel quale ci troviamo ad intervenire. Ma nonostante ciò, grazie agli sforzi dei nostri cittadini e delle nostre imprese, possiamo vantare emissioni che seppur rilevanti sono comunque inferiori alla media dell’Unione Europea e in linea con quelle dei Paesi più avanzati se rapportate al Pil o al numero di abitanti; segno, questo, di standard tecnologici e pratiche gestionali comunque tra i più avanzati in Europa.

Del resto ormai tutti abbiamo imparato che il primo grande limite della Pianura Padana quando si parla di aria è la sua stessa conformazione orografica e meteoclimatica che rende particolarmente difficile la dispersione degli inquinanti e addirittura porta alla formazione di inquinanti secondari, provocando superamenti dei valori limite per polveri sottili, ossidi di azoto ed ozono. Tale condizione costituisce una criticità già in più occasioni rappresentata in sede nazionale ed europea. Da anni stiamo affrontando il problema con impegno e determinazione.

Regione Lombardia è stata la prima regione ad approvare un piano aria con ben 91 misure, suddivise nei tre principali settori sui quali interverrà anche l’accordo che andremo a sottoscrivere: 40 relative al macro settore ’Trasporti e mobilità’; 37 misure al macro settore ’Sorgenti stazionarie e dell’energia’; 14 al macro settore ’Attività agricole’. Il nostro impegno, tuttavia, non si è dimostrato risolutivo perché necessita di essere ampliato alla partecipazione e alla responsabilità di altri livelli di Governo nazionale ed europeo in grado di intervenire su aspetti regolamentari, normativi e attraverso la messa a disposizione di risorse dedicate.

Con questo accordo speriamo che anche il Ministero intervenga in maniera determinante sulla riduzione delle emissioni, anche attraverso una anticipazione di misure rispetto a quanto avverrà in altri Paesi o regioni europee.

Un utilizzo maggiore delle energie alternative potrebbe alleviare il problema inquinamento: su questo fronte la Regione che interventi sta apportando in particolare in materia di incentivi?

In attuazione della delibera n. 4769 del 28 gennaio 2016, è stato approvato il bando di contributi per l’acquisto e l’installazione di sistemi di accumulo di energia elettrica prodotta da impianti fotovoltaici (cosiddetto “Bando accumuli”). Si è trattato di una misura di incentivazione prevista dal Programma Energetico Ambientale Regionale (PEAR) che promuove l’autoconsumo di energia rinnovabile al fine di contenere i consumi energetici dai combustibili fossili.

La misura, rivolta a tutti i soggetti pubblici e privati, residenti o aventi la propria sede legale o operativa in Regione Lombardia, ha previsto a contributo i costi sostenuti per l’acquisto con relativa installazione di un sistema di accumulo di energia elettrica prodotta da un impianto fotovoltaico fino a 20 kW, connesso alla rete di distribuzione oppure ad isola. L’iniziativa ha avuto un grande successo con ben 582 richieste pervenute e 551 ammessi agli incentivi. Le risorse complessivamente utilizzate hanno superato i 2 milioni di euro. Oggi la nostra Regione copre il 13 % dei propri consumi mediante energia da fonti rinnovabili: ciò significa che ha raggiunto e superato l’obiettivo dell’11.3 % assegnato dallo Stato in base agli obiettivi europei di contenimento delle emissioni climalteranti. Non dimentichiamoci inoltre la grande disponibilità di risorse idriche e la nostra propensione storica per la produzione di energia pulita dall’acqua. La sfida che ci attende ora è quella di decarbonizzare la nostra economia e renderla sempre più circolare, in modo da non erodere le risorse naturali che sono indispensabili alla vita. Contenere i consumi energetici, aumentare la produzione da fonti rinnovabili e limitare l’uso delle materie prime sono impegni presenti nel Piano energetico regionale, di cui la Lombardia si è dotata nel 2014.

Contro lo spreco del cibo, l’assessorato ha varato un progetto che ha consentito di recuperare 830 tonnellate di alimenti: come funziona? Cosa può fare un cittadino per sostenere questa battaglia?

Il tema dello spreco alimentare è una delle eredità di Expo 2015 a cui Regione Lombardia ha dedicato grande attenzione: insieme alle Amministrazioni locali, agli attori economici dei comparti alimentari e alle associazioni, siamo riusciti a creare una rete virtuosa che ci ha permesso di conseguire risultati straordinari frutto di azioni capillari, sinergiche ed efficaci. Per ridurre lo spreco alimentare, Regione Lombardia ha avviato iniziative concrete tra cui il progetto “l’ABC dello spreco alimentare”, nato dal Tavolo sull’educazione ambientale e dal Protocollo d’Intesa con l’Ufficio Scolastico Regionale per inserire l’educazione ambientale nei programmi scolastici. C’è poi il progetto ’Reti territoriali virtuose contro lo spreco alimentare’ in collaborazione con Fondazione Lombardia per l’Ambiente, con l’obiettivo di diminuire la quantità di rifiuti alimentari prodotti dalla grande distribuzione e con un fine sociale: distribuire ai più bisognosi gli alimentari invenduti o in eccedenza. Per fare un bilancio, in 12 mesi di progetto il totale degli alimenti recuperati (rifiuti evitati), e poi donati, è di 830,5 tonnellate. Di questi, circa la metà (435 tonnellate) sono stati raccolti dalla rete del Banco Alimentare presso l’Ortomercato di Milano. Sulla base delle quantità di alimenti recuperati, è possibile fornire una prima stima dei pasti forniti. Grazie al progetto, è stato recuperato cibo sufficiente per circa 1.661.000 pasti. Mi sembra che i numeri parlino da soli ma la nostra missione sulla lotta allo spreco e volta alla prevenzione deve continuare. Sarebbe auspicabile coinvolgere sempre più comuni, sono convinta che i risultati sarebbero ancor più soddisfacenti sia per i comuni sia per i cittadini stessi.

Certo però come per tutti i temi ambientali, l’azione del singolo può essere determinante.

Il cittadino può e deve iniziare a prestare attenzione a tutta una serie di pratiche che ben possono contenere lo spreco alimentare. Ad esempio: andare a fare la spesa con una lista, prendere solo il cibo fresco che effettivamente serve, controllare il frigorifero e quanto vi è conservato, cucinare porzioni giuste che possono sembrare ridotte rispetto a quelle a cui siamo abituati ma che ci permettono di non avanzare nulla….insomma tante piccole attenzioni che costano poco ma che danno grandi risultati.

Ricordiamo che il tema dello spreco alimentare non è solo un tema etico ma anche un tema ambientale importante. Limitare lo spreco significa non produrre rifiuti (e quindi avere meno bisogno di impianti di smaltimento) e non consumare risorse (acqua, territorio) inutilmente.

Vigilanza ecologica volontaria in Lombardia: a che punto siamo?
Non c’è ancora una legge in discussione. Certo è che siamo consci della necessità di intervenire ed aggiornare anche questo settore come abbiamo fatto per esempio per i parchi. Al momento abbiamo raccolto alcune riflessioni che una rappresentanza delle GEV ha predisposto nell’ambito di un seminario che si è tenuto a Brescia l’11 febbraio. Il seminario ha raccolto molteplici esperienze, le problematiche e le proposte di miglioramento che hanno portato ad una ipotesi di aggiornamento della normativa vigente. La legge regionale 9/2005 “Nuova disciplina del servizio volontario di vigilanza ecologica” ormai sconta più di 10 anni di attività e forse è giunto il momento di effettuare una revisione che permetta di adeguarla non solo alle normative intercorse, una su tutte la Lr. 28/2016 “Riorganizzazione del sistema lombardo di gestione e tutela delle aree regionali protette e delle altre forme di tutela presenti sul territorio”, ma anche alle necessità operative e gestionali che si sono manifestate a seguito dell’intenso lavoro delle GEV svolto sul territorio. Alcune di queste richieste riguardano la formazione continua (qui ricordo che Regione Lombardia svolge a costo zero e a titolo gratuito per tutte le GEV dei seminari su alcuni temi di particolare interesse), la valorizzazione dell’attività e il coordinamento con Istituzioni, Enti e Polizia. Ora stiamo valutando la percorribilità, tecnica e finanziaria, delle richieste al fine di giungere ad una bozza di modifica normativa su cui incentrare il dibattito politico.

Nella provincia di Monza e Brianza, dati recenti rilevano un aumento dell’1,4% del consumo di energia elettrica delle imprese, soprattutto manifatturiere. Il suo assessorato contempla opportunità di efficientamento?

Abbiamo messo in campo diverse azioni: abbandonare l’energia derivante dalle fonti fossili, puntare su quelle rinnovabili, su mobilità sostenibile, efficientamento energetico degli edifici e avere una nuova rete di illuminazione in chiave smart. Abbiamo affrontato il tema energetico in maniera decisa, anche rispetto al governo nazionale. Ricordo che, per esempio, il Governo non ha ancora aggiornato ed emanato la nuova Strategia energetica nazionale (Sen), così come altri provvedimenti in materia ambientale quali il ’Green act’, attesi ma mai concretizzati. Questa inerzia, purtroppo, crea un’incertezza che si scontra con le attese del mondo industriale che ha la necessità di conoscere gli indirizzi della parte politica nazionale per consolidare una programmazione e gestire gli investimenti. Non mi aspetto grandi sorprese dal Governo quello che manca è un quadro organico delle varie misure, capace di imprimere una vera svolta anche all’economia italiana. Al momento, nell’ambito della programmazione regionale, abbiamo attuato interventi per circa 65 milioni di euro, distinti in: risorse per l’efficientamento energetico degli edifici di proprietà dei Comuni e degli impianti di illuminazione pubblica. Oltre a ciò, sono state attuate ulteriori iniziative per un totale di oltre 3 milioni di euro per la ricarica domestica dei veicoli elettrici e il miglioramento dell’efficienza energetica delle piccole e medie imprese attraverso l’adozione di sistemi di gestione dell’energia conformi alla “Iso 50001”. Per il futuro una prossima misura riguarderà la realizzazione di una rete per la ricarica dei veicoli elettrici e, per risorse rimanenti, si valuterà l’opportunità di predisporre nuove misure o di replicare quelle già in corso. Non meno importante, soprattutto per le nostre imprese, è anche la possibilità di avere a propria disposizione sul territorio infrastrutture di telecomunicazione adeguate. Anche per questo motivo, Regione Lombardia ha sottoscritto con il Mise l’Accordo di Programma per lo sviluppo della Banda ultra larga. Gli investimenti pubblici prevedono uno stanziamento di risorse complessive pari a 450 milioni di Euro, di cui 70 milioni stanziati da Regione Lombardia. Entro il 2020 il bando Bul garantirà un servizio a 30 Mbps (Megabit per secondo) al 100% della popolazione lombarda e a 100 Mbps all’85% della popolazione, rendendo la nostra Regione e le nostre imprese sempre più competitive sul mercato.

Cos’è il Bando Free per l’efficientamento energetico? Come è possibile ottenere risorse?

Lo scorso 22 febbraio abbiamo approvato la graduatoria relativa al bando Free, che ha erogato contributi per interventi di efficientamento energetico del patrimonio edilizio pubblico. Il Bando ha assegnato 30,75 milioni di euro agli Enti Locali per la ristrutturazione del proprio patrimonio immobiliare. Un impegno concreto, da parte di Regione Lombardia, per consentire agli Enti locali una riqualificazione degli edifici pubblici con conseguente riduzione dei consumi energetici e dell’emissione di CO2 ma anche un contributo importante per riqualificare il patrimonio pubblico di proprietà dei Comuni lombardi. La misura ha previsto la concessione di un’agevolazione pari al 70 per cento delle spese (per il 30 per cento contributo a fondo perduto e per il 40 per cento finanziamento a restituzione), sino ad un massimo di 4,9 milioni di euro per ciascun progetto. Gli interventi relativi a ciascuna richiesta di agevolazione devono prevedere spese ammissibili pari ad almeno 1 milione di euro. Gli Enti beneficiari della manovra sono 19 mentre gli edifici che saranno ristrutturati sono 32, di cui 22 sono scuole. In particolare nella vostra provincia sono stati finanziati: Brugherio (via San Giovanni Bosco) – 2.232.151,60 euro e Monza (via Magellano,42) – 957.013,99 euro. Visto il grande successo del primo bando, il 21 aprile abbiamo deciso di replicare e di mettere in campo ulteriori 12.250.001,75 euro per finanziare altri progetti. Anche in questo caso una parte del finanziamento è a fondo perduto e una parte a prestito ma con modalità molto agevolate. Fino alle ore 12 del 15 settembre, potranno essere presentate le richieste per questo nuovo bando.

In Lombardia e in Brianza resta da risolvere tra gli altri anche il problema della rimozione e smaltimento di numerose coperture in eternit: esistono incentivi regionali?

Lo scorso 1 giugno è stato firmato il decreto che assegna oltre 150.000 euro per finanziare interventi di rimozione dell’amianto dalle strutture pubbliche su un bando che ne metteva a disposizione 300.000 euro in totale. Grazie a questi incentivi cerchiamo di promuovere la rimozione dell’amianto dagli edifici pubblici di proprietà degli enti locali. I beneficiari sono i Comuni lombardi che hanno già attivato una convenzione per la rimozione e lo smaltimento dell’amianto proveniente da utenze domestiche, i cui criteri sono stati definiti con la delibera numero 3494 approvata nella giunta del 30 aprile 2015 proposta dal mio assessorato. Il bando, il cui finanziamento è a fondo perduto, prevede per i Comuni richiedenti una soglia massima di contributo pari a 15.000 euro. Le spese ammissibili riguardano la rimozione e lo smaltimento delle tipologie di rifiuti contenenti amianto. Nella provincia di Monza e Brianza, il solo comune che ha partecipato, Aicurzio, riceverà a fondo perduto 3.735,00 euro.

Al momento, abbiamo finanziato 15 Comuni in sette province della nostra regione ammettendo al contributo, a fondo perduto, tutte le istanze pervenute da parte dei Comuni lombardi che hanno partecipato al bando e che vogliono mettere in sicurezza il loro territorio. Il nostro obiettivo è quello di rispondere ai bisogni dei lombardi e risolvere tutte quelle situazioni che sono a rischio. Stiamo già studiando un ulteriore bando, finanziato con circa 140.000 euro, che estenderà gli interventi anche alle Unioni di comuni e alle Comunità montane.

Ricordo comunque che le attività di programmazione in tema amianto sono di competenza dell’Assessorato alla Salute che mi risulta stia proprio lavorando ad un aggiornamento del PRAL, il piano amianto di Regione Lombardia.

Cos’è l’iniziativa “Fiumi Sicuri”? Ci sono interventi programmati anche sul territorio di Monza e della Brianza?

L’iniziativa Fiumi Sicuri, promossa da Regione Lombardia per attuare interventi di manutenzione al reticolo dei fiumi e torrenti lombardi, con la partecipazione anche del Volontariato di Protezione Civile di Regione Lombardia, è stata finanziata direttamente dalla Regione sino al 2010. Successivamente, le singole Province hanno continuato con fondi propri a sviluppare questa iniziativa. Nella Provincia di Monza e Brianza ciò è avvenuto per uno/due anni. Attualmente la Provincia non ne organizza ma posso dirvi che per esempio il Parco della Valle del Lambro, in accordo con alcune organizzazioni di volontariato locali, sta realizzando importanti interventi manutentivi.

In Brianza, a Desio in particolare, resta aperto l’annoso problema della bonifica di quella che è stata ribattezzata la “discarica della ‘ndrangheta”, in via Molinara. Ci sono probabilità di intervento a carico della Regione?

Il comune di Desio, già nel mese di maggio 2014, aveva richiesto alla Regione un intervento finanziario per l’effettuazione delle attività di caratterizzazione della discarica. In un successivo incontro con gli amministratori del comune, tenutosi il 6 novembre 2015, era stato evidenziato ai rappresentanti comunali l’impossibilità di procedere nel rispetto del Regolamento regionale n. 2/2012, così come da loro richiesto, ma che era necessario prevedere altre forme di finanziamento (tra cui quella prevista dall’art. 17 bis della l.r. 26/2003). Nel successivo incontro del 22 gennaio 2016, è stata ribadita da Regione la necessità di procedere secondo quanto previsto dall’art. 17 bis e cioè tramite l’adozione di un’Ordinanza sindacale per l’applicazione di misure di prevenzione e precauzione, che, ricordo, è requisito indispensabile per procedere all’istruttoria della domanda. Agli atti risulta pervenuta la documentazione relativa alla proposta del piano di caratterizzazione dei rifiuti (elaborato anche sulla base delle indicazioni e prescrizioni dettate da ARPA nella fase istruttoria al piano di caratterizzazione, redatto nel 2015). Alla data attuale, non risulta acquisita invece alcuna altra istanza da parte del comune di Desio.

Regione Lombardia, come fa da sempre, è più che mai vicina al territorio. Il totale dei finanziamenti assegnati ai Comuni lombardi per le attività di bonifica per il periodo 2006/2016 è stato pari a circa 133.000.000,00 di euro. Non dobbiamo dimenticare che le risorse regionali per le bonifiche dovrebbero solo essere un’anticipazione: la disciplina stabilisce che sia il soggetto che ha causato la contaminazione a sostenere i costi (sempre più ingenti), delle bonifiche, ma nella assoluta maggioranza dei casi, il principio in questione non trova attuazione e spesso la nostra Regione interviene a finanziare messe in sicurezza o bonifiche che i Comuni non riescono a far fronte a situazioni necessarie di intervento in danno al contaminatore con successiva rivalsa. Il problema vero comunque è che le risorse sono sempre più limitate e tutti gli anni dobbiamo aggiornare la triste classifica di quelle che sono le situazioni più gravi e mano a mano che recuperiamo dei fondi, finanziare i singoli interventi. Certo che la disponibilità di maggiori risorse permetterebbe a tutti noi di non limitarci ad inseguire le emergenze ma programmare interventi strutturali che necessitano, per le loro caratteristiche, di molto tempo.